Timor Est è una nuova intrigante destinazione turistica, che negli ultimi anni attira un numero crescente di viaggiatori internazionali desiderosi di conoscere le sue magnifiche barriere coralline, il mare color turchese, i picchi montuosi e il ricco patrimonio culturale.
Un Paese sempre diverso, che non stanca mai
Per gli appassionati di natura e turismo attivo, Timor Est offre eccellenti opportunità di snorkeling, escursioni a piedi e in mountain bike, osservazione delle balene e dei delfini e birdwatching.
A Dili, la capitale, è possibile immergersi nella complessa storia politica e culturale di Timor Est, fatta di retaggio coloniale e tanta voglia di rinascita. Fuori dalla capitale ci si può avventurare alla ricerca delle grotte calcaree e dei tesori di antica arte rupestre nella lussureggiante giungla del Parco Nazionale Nino Konis Santana, dei vivaci mercati dei villaggi di montagna, delle grandi pousadas (strutture ricettive) di epoca portoghese, in cui è possibile gustare un ottimo caffè.
Tanti gruppi etnici per un solo piccolo popolo
Quando si parla di Timor Est si parla una popolazione di circa 1,3 milioni di abitanti, ma legati tra loro da saldi legami identitari. Il Paese è composto da diversi gruppi indigeni, ognuno con la propria lingua e le proprie pratiche religiose e culturali. Il più numeroso è il Tetun, che rappresenta circa il 25% della popolazione, stanziato intorno a Dili, Suai e Viquequeque. I Mambae costituiscono un ulteriore 10% e vivono nelle catene montuose centrali. Tra gli altri gruppi etnici ci sono i Kemak, i Bunak e i Fataluku, con una rappresentanza di circa il 5% ciascuno.
La varietà della popolazione si riflette nelle tante lingue parlate, il cui numero consta anche delle lingue derivate dalle migrazioni (cinese), dal colonialismo e dalle passate occupazioni. Il tetun e il portoghese hanno lo status di lingue ufficiali, mentre l’indonesiano e l’inglese sono considerate lingue “franche” e di lavoro. Oltre a queste, sono parlate anche altre quindici o più lingue indigene (ataurense, baiqueno, becais, búnaque, cauaimina, fataluco, galóli, habo, idalaca, lovaia, macalero, macassai, mambaí, quémaque e tocodede).
Oltre il 90% della popolazione professa il cattolicesimo romano, il resto è per lo più di rito protestante, musulmano e indù. Sussiste ancora l’animismo: l’osservazione del modo con cui le credenze animiste e ancestrali si fondono senza soluzione di continuità alla modernità sarà uno degli aspetti più interessanti del viaggio in questo Paese.
Da non perdere
I distretti
Timor Est ha tredici distretti, ognuno con paesaggi, storia e tradizioni culturali diverse. Bobonaro, Liquicia, Dili, Manatuto, Baucau e Lautem si trovano sulla costa nord. Il distretto di Dili comprende, oltre alla capitale, l’isola di Atauro, situata a nord, attraverso lo stretto di Wetar. Sulla costa meridionale si trovano i distretti di Cova-Lima, Ainaro, Manufahi e Viquequeque. Aileu e Ermera sono senza sbocco sul mare e Oecusse-Ambeno si trova nella parte occidentale dell’isola di Timor, circondata dall’Indonesia e dal Mar di Savu.
Parchi naturali e aree protette
Nino Konis Santana National Park
15 aree protette (UNTAET Regulation on Protected Areas)
Luoghi di interesse
Atauro
Balibo
Baucau
Com
Jaco, Valu e Tutuala
Maubara e Liquica
Monte Ramelau e Hato Builico
Maubisse
Marobo
Loi Hunu, Mundo Perdido e Monte Matebian
Same
Cosa vedere
Le aree naturalistiche, gioiello di Timor Est
Nel 2007 è nato il primo parco timorese, il Parco Nazionale Nino Konis Santana, comprendente la punta orientale dell’isola e le acque al largo della costa. Con i suoi oltre 123.000 ettari di aree montane, spiagge e magnifici fondali, il parco comprende anche il lago Ira Lalaro e l’isola di Jaco; il sistema di barriere coralline protette al suo interno fa parte del cd. “triangolo dei coralli”, un habitat marino segnalato a livello mondiale (nelle acque tropicali di Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, Isole Salomone e Timor Est) che tutela un’eccezionale biodiversità e almeno 500 specie di coralli in ogni ecoregione.
La fitta giungla del parco comprende sia la foresta tropicale di pianura, con splendide macchie di orchidee e felci, sia la foresta monsonica con banyan, palissandro e alberi di fico. Le specie faunistiche selvatiche residenti sono il sambar dalla criniera (cervo originario del Sud-est asiatico, cuscus (un opossum), scimmie, oltre 200 specie di uccelli e cinque specie di tartarughe marine.
Oltre al Parco Nazionale Nino Konis Santana, il governo di Timor Est ha designato altre 15 aree significative dal punto di vista naturalistico, attraverso l’attuazione dell’UNTAET Regulation on Protected Areas. Tra gli habitat entrati nella rete di protezione, oltre alle già menzionate barriere coralline, 5 riserve marine: Com, Tutuala, Lore e Maubara e Vila-Maumeta (Atauro). Si tratta di siti molto amati dalla popolazione locale per motivi storici, culturali e ambientali e che ora, mediante la regolamentazione di tutela, entrano a far parte anche dell’economia e della valorizzazione, in vista della costruzione di un turismo ecologico e sostenibile.
Un patrimonio culturale affascinante quanto sconosciuto
Il patrimonio culturale timorese è un’affascinante combinazione di influenze tradizionali indigene, portoghesi (dal colonialismo), cinesi (dall’immigrazione) e indonesiane (dalla recente occupazione). Questa stratificazione permea l’architettura, la cucina, lo stile di abbigliamento e le attività artigianali e artistiche di Timor Est.
L’architettura tradizionale del Paese utilizza principalmente il legno, e ogni gruppo etnico ha le proprie usanze in fatto di costruzioni, dalle grandi case coniche dei Bunak (deuhoto), nell’ovest, alle particolarissime case su palafitta dei Fataluku nell’est, alte e allungate, sormontate da un alto tetto di paglia di forma affusolata. Sono dette anche case totemiche, “uma lulik” (ossia “case degli spiriti”, perché contengono gli spiriti degli antenati della famiglia che le possiede), e vengono ricostruite ogni dieci anni, per via della manutenzione delle strutture in legno e per rinnovare costantemente il legame della comunità con i propri antenati e la propri terra.
A Oecussi le colline sono punteggiate dalle tradizionali case lopo e ume kebubu del popolo dei Dawan, mentre da Dill fino alla costa meridionale si trovano le case circolari a tetto conico del popolo Mambat. A Maliana, capitale del distretto di Bobonaro e luogo di origine dei Kemak, si trovano le case su palafitta a pianta rettangolare.
Altri edifici storici invece, che fanno ampio uso di pietra e materiali più durevoli, sono un’eredità del periodo coloniale, e sono in stile portoghese. La maggior parte di essi sono chiese o edifici nella capitale Dili, ma alcuni sono stati riconvertiti in residenze storiche e strutture ricettive.
Esperienze indimenticabili
La degustazione del caffè a Timor Est
La coltivazione – e la cultura – del caffè è stata introdotta a Timor Est dai portoghesi, che ne hanno iniziato la produzione per farne una delle miscele più ricercate dell’epoca, dall’aroma pieno e generoso.
Messo in crisi durante l’occupazione indonesiana, la produzione di caffè timorese è ripresa dopo l’indipendenza, per tornare il prodotto agricolo d’esportazione più importante del Paese (circa l’80% di tutte le esportazioni).
La prima varietà “originaria” di Timor Est è un ibrido tra Robusta (Coffea canephora var. robusta) e Arabica, detto Hybrido de Timor e selezionato perché molto resistente alla ruggine del caffè. A sua volta, l’Hybrido de Timor è stato incrociato anche con la varietà Caturra (Coffea arabica var. caturra) per produrre la varietà Catimor (Coffea arabica var. catimor).
I mercati tradizionali di Dili
A Dili ci sono due mercati tradizionali, punto di riferimento per gli abitanti della capitale, che valgono assolutamente una visita.
Il primo è il mercato dei tessuti tais, prodotti dalle donne di Timor Est mediante tecniche di filatura e tessitura apprese dalle generazioni passate, vera essenza del patrimonio culturale della nazione. Sono utilizzati per l’ornamento cerimoniale, come dono per ospiti e parenti, per arredare le case e l’abbigliamento. I tais sono filati da batuffoli di cotone e colorati con tinture naturali. Il filo viene poi oliato per fissare i coloranti e infine tessuto con telai tradizionali. Ciascun distretto di Timor Est ha i tessuti tais con i propri motivi, disegni e combinazione di colori.
L’altro mercato tradizionale è l’affollatissimo Comoro Market, il più importante mercato alimentare di Dili. Le bancarelle sono assolutamente sorprendenti, e anche se l’estetica potrebbe non essere il massimo, il mercato è sicuramente una meta da non perdere, per vedere dove gli abitanti vanno a rifornirsi delle provviste di tutti i giorni.
Timor Est nel piatto
La cucina di Timor Est rispecchia il suo mosaico culturale: si trovano specialità locali, europee (soprattutto portoghesi) e, tra le cucine importate, prevalgono le orientali (cinese, indonesiana, thai e giapponese).
I piatti della tradizione sono molto semplici e basati sulle materie prime del territorio, che offre carne (maiale, pollame, capra), pesce, verdure (in particolare ortaggi da radice, bulbi e tuberi), riso (coltivato in abbondanza), mais, frutta tropicale. La spezia principale della cucina timorese è l’ai-manas, un peperoncino piccante verde o rosso, che viene macinato in una pasta con aglio, scorza di limone, cipolla rossa, zenzero, bilimbi (Averrhoa bilimbi) e molti altri ingredienti locali.
Tra i piatti popolari, il pesce fritto e i gamberi, che sono considerati una prelibatezza, l’ikan sabuko, pesce maccarello reale marinato nel tamarindo con basilico e peperoncino, il batar da’an, un mix di zucca, mais e fagioli, il budu, una salsa di pomodoro, menta, lime e cipolla gialla, il katupa, riso su latte di cocco. A base di carne il caril, pollo al curry con patate e pasta di cocco, la feijoada, piatto comune delle ex colonie portoghesi, con carne di maiale, fagioli cannellini e chorizo e il tukir, carne marinata (di cervo o di bufalo) arrostita lentamente sul carbone, all’interno di una grossa canna di bambù. Come dolce, si può assaggiare la bibinka, una torta “a strati” al cocco, alla griglia.
Pillole di storia
Timor fu colonizzata all’inizio del XVI secolo dai portoghesi e dagli olandesi, che si spartirono l’isola fra il 1859 e il 1914: al Portogallo andò la porzione orientale, all’Olanda quella occidentale. Durante il secondo conflitto mondiale, l’isola fu conquistata dai giapponesi, per poi tornare al Portogallo di Salazar. Il 28 novembre 1975, un anno e mezzo dopo la “rivoluzione dei garofani” con cui in Portogallo venne destituito il dittatore Marcelo Caetano, Timor Est divenne indipendente. Pochi giorni dopo l’esercito indonesiano la invase, rendendola provincia dell’Indonesia.
Gli anni Settanta, Ottanta e Novanta furono segnati da continui scontri dell’esercito indonesiano con le milizie clandestine degli indipendentisti (il FALINTIL, Forças Armadas de Libertação Nacional de Timor Leste), che portarono a ingenti perdite civili.
Il 30 agosto 1999, sotto il controllo internazionale, fu indetto un referendum per l’indipendenza, in cui vinse la fazione indipendentista, ma solo il 20 maggio 2002, a seguito di nuove ondate di violenza, Timor Est divenne uno Stato indipendente. Da allora si sono susseguiti periodi di grande disordine, tra guerra civile e colpi di stato. Solo di recente Timor Est ha raggiunto una situazione di equilibrio politico, che ha aperto le sue frontiere al turismo internazionale.
A chi consigliamo il viaggio
Timor Est è una destinazione interessante per una pausa relax, ma il modo per viverla al meglio è esplorando la sua natura incontaminata, lungo sentieri decisamente fuori dalle rotte tradizionali, perfetti per un 4×4 o una moto.
Informazioni utili
Documenti necessari per passeggeri italiani
Passaporto: necessario con validità residua di almeno 6 mesi al momento dell’ingresso a Timor-Leste. Non è richiesto il visto per motivi di turismo, per un soggiorno fino a un massimo di 2 mesi di permanenza nel Paese.
Vaccinazioni e situazione sanitaria
Nessuna vaccinazione richiesta.
Le strutture mediche sono modeste. L’ospedale di Dili ha una struttura di pronto soccorso, ma le dotazioni mediche sono limitate.
Per un aggiornamento sulle malattie diffuse a Timor Est si consiglia di consultare il sito Viaggiare Sicuri.
Si raccomanda di:
– bere solo acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio, di non mangiare cibo crudo e carne macinata e di lavare e disinfettare sempre frutta e verdura prima del consumo.
– stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario (o il trasferimento in altro Paese) del paziente. Le strutture medico ospedaliere pubbliche sono ancora fortemente carenti. Le strutture sanitarie private, pur essendo di livello più alto rispetto a quelle pubbliche, non sono comunque in grado di effettuare interventi complessi.
– utilizzare prodotti repellenti contro la puntura di insetti e scegliere locali dotati di zanzariere.
– portare con sé particolari o importanti medicinali personali che potrebbero non essere reperibili in loco.
Fuso orario
+ 8 ore rispetto all’Italia; + 7 ore quando in Italia è in vigore ora legale.
Quando andare
Il clima è caldo-umido, con temperatura media di 30 °C. La stagione delle piogge va, orientativamente, da ottobre ad aprile.
Moneta
Centavos è la moneta locale. Valuta corrente: dollaro USA, dollaro australiano.
Lingua
Portoghese e tetum.
Religione
Cattolica romana (90%), minoranze protestanti, musulmane, indù, animiste.
Come muoversi
Patente: internazionale (modello Convenzione di Ginevra 1949 oppure Vienna 1968).
Elettricità
Tensione: 220 V
Frequenza: 50 Hz
Tipi di prese: C, E. F, I.
Ultimo aggiornamento: 22 aprile 2020. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri.
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