Verde smeraldo e blu turchese: i colori dominanti della Polinesia francese (qui Bora Bora).

La Polinesia francese è un paradiso dell’Oceania, che regala panorami mozzafiato nei suoi colori dominanti, verde smeraldo e turchese, e molte avventure da vivere, sia per gli amanti degli sport acquatici, sia per chi voglia semplicemente immergersi nelle onde trasparenti dell’oceano. Con le sue acque cristalline e la calorosa accoglienza del popolo polinesiano, questo Paese, composto da un gruppo di cinque arcipelaghi (per un totale di 118 isole, di cui 67 abitate), saprà stupire anche i viaggiatori più esigenti.

Un popolo indipendente

La Polinesia francese è una Collectivité d’Outre Mer (COM) della Repubblica francese della Polinesia che nel 1984, grazie alla legge-quadro Defferre (che segnò dal 1956 l’inizio del processo di decolonizzazione della Francia), ha ricevuto l’autonomia interna: da quella data i polinesiani hanno cominciato a godere di specifici diritti, e a distanziarsi dal controllo esclusivo del governo francese. Grazie a queste decisioni, la Polinesia utilizza oggi una propria moneta e dispone di un proprio prefisso telefonico internazionale. La religione maggioritaria è il cristianesimo protestante, ma sono presenti minoranze religiose, in particolare di cristiani cattolici e buddhisti. La popolazione è costituita principalmente da polinesiani, con una minoranza di europei e asiatici.

Attualmente, la Polinesia francese gode di uno statuto di grande autonomia, di cui due manifestazioni sono il titolo dato al presidente del governo locale (“presidente della Polinesia francese”) e la denominazione specifica di paese d’Oltremare, accordato solo a questa collettività locale dalla legge del 27 febbraio 2004.

Tahiti: l’isola del sogno

Basta il nome: “Tahiti”, per evocare l’immagine del paradiso, e questa fu infatti l’impressone che ne ebbero i primi viaggiatori europei, che rimasero impressionati dalla natura rilassata, felice e innocente del popolo, creando quel mito romantico che dura fino a oggi. Vi sbarcò nell’aprile 1768 l’esploratore francese Louis Antoine de Bougainville, e la rese famosa con il suo Voyage autour du monde, che diffuse in Occidente l’idea del “buon selvaggio” ripresa anche da Jean-Jacques Rousseau. Tahiti è celebre nell’immaginario occidentale anche grazie all’incredibile personalità di Paul Gauguin, che volle coltivare la sua arte nel mondo primitivo e selvaggio della Polinesia, e ha regalato all’umanità capolavori immortali, realizzati durante i suoi due soggiorni tahitiani dal 1891 al 1893 e dal 1895 al 1903, anno della morte.

Lo spettacolo della laguna

L’attrattiva della Polinesia francese non sono solo le distese di sabbia bianca, rosa e nera, ma anche il principale dei suoi habitat: le lagune. La maggior parte delle isole sono infatti circondate da scogliere frastagliate, che creano al loro interno vere e proprie piscine naturali, protette dalle correnti del mare aperto, dal colore turchese più intenso che si possa immaginare. In magnifiche acque si formano atolli di corallo tra cui nuotano pesci coloratissimi, delfini, razze, squali, tartarughe e tutta la biodiversità di un paradiso naturale. Le acque delle lagune sono luoghi eccezionali sia per lo snorkeling che per le immersioni e il nuoto. In mare aperto, le onde sono adatte al surf, mentre gli alisei rendono facile fare kitesurf, sempre rispettoso dei “giardini di corallo” sottostanti.

Non solo lusso

Negli anni, l’immagine che è diventata icona della Polinesia francese è quella dei resort di lusso di Bora Bora, la “perla del Pacifico”, sogno di ogni coppia in luna di miele, con romantici bungalow su palafitte sull’acqua e una spettacolare vista sul monte Otemanu, il vulcano spento al centro dell’isola, con la sua caratteristica cima piatta. Ma la Polinesia francese non è solo lusso e bungalow overwater: per chi preferisce un turismo sostenibile, che dia una mano alla comunità locale, ci sono diversi homestay, piccoli alloggi a conduzione familiare, che offrono un’esperienza estremamente autentica, più vicina alla cultura e alle tradizioni del posto e a un costo notevolmente inferiore.

Da non perdere

Le isole

  • Tahiti (Isole del Vento)
  • Bora Bora (Isole Sottovento)
  • Moorea (Isole del Vento)
  • Raiatea (Isole della Società)
  • Huahine (Isole Sottovento)
  • Tahaa (Isole della Società)
  • Maupiti (Isole Sottovento)
  • Rangiroa (Isole Tuamotu)
  • Fakarava (Isole Tuamotu)
  • Manihi (Isole Tuamotu)
  • Tubuai (Isole Australi)
  • Hiva Oa (Isole Marchesi)
  • Niku Hiva (Isole Marchesi)
  • Rurutu (Isole Australi)

I siti archeologici

  • Taputapuatea (Raiatea, patrimonio dell’UNESCO)
  • Maeva (Huahine)
  • Iipona (Puamau)
  • Tohua Koueva (Taiohae)

I musei

  • Musée de Tahiti et des Îles (Punaauia)
  • Museo Paul Gauguin (Tahiti)
  • Robert Wan Pearl Museum (Papeete)
  • Espace Jacques Brel (Hiva Oa)
  • Musée de la Marine (Bora Bora)

Cosa vedere

Papeete, vivace capitale di un paradiso terrestre

Papeete, capitale della Polinesia francese, si trova sull’isola di Tahiti ed è il centro politico ed economico del Paese. Qualsiasi sia la destinazione scelta, per viaggiare in Polinesia è necessario atterrare all’aeroporto di Tahiti Faa’a, da cui si può poi proseguire, su imbarcazioni, verso le altre isole. La città di Papeete è vivace e multiculturale, ricca di mercati e diverse attività commerciali, essendo l’economia del Paese sostenuta principalmente dal turismo e dall’indotto da esso prodotto.

La storia di Tahiti è piuttosto recente: il processo di urbanizzazione è cominciato soltanto nel XIX secolo, in seguito al dominio francese, e l’incontro tra la natura e le aree urbane di Papeete è piuttosto armonico: il lungomare si raggiunge facilmente, ed è possibile rilassarsi con una gradevole passeggiata al tramonto dopo aver visitato il mercato principale della città, le Marché. Molto diffuso, fresco e ottimo, lo street food, tipico, naturale e a poco prezzo, che si può assaggiare al mercato o nelle roulottes lungo la spiaggia. Le opportunità offerte dall’isola di Tahiti sono molte, e facilmente accessibili: tra quelle più caratteristiche, il giro in wa’a, la canoa polinesiana. Specialmente di domenica, principale giorno di mercato di Papeete, è possibile visitare la chiesa protestante, dove ha luogo la funzione settimanale.

Spostandosi verso l’entroterra dell’isola, non si può mancare di visitare le tre cascate e la valle del Papenoo. Per approfondire invece la cultura locale tradizionale, di grande interesse la tappa al Robert Wan Pearl Museum, unico museo al mondo dedicato alle perle, eccellenza tahitiana.

Parola d’ordine: island hopping!

Raggiungibile in pochi minuti di aereo da Papeete, oppure in traghetto, Moorea (Isole del Vento) ha splendide baie, perfette per attività come snorkeling, stand up paddle ed escursioni in barca. Sormontata da un cratere vulcanico, quest’isola regala panorami mozzafiato, che possono essere goduti a piedi, nei percorsi di trekking, o a cavallo, per ammirare la fauna e la flora locale. Oltre alle attività all’aria aperta nella natura, a Moorea si possono visitare il Dolphin Center e il “Te mana o te moana”, un centro di recupero delle tartarughe marine entrambi impegnati al recupero della fauna marina delle isole e alla lotta al bracconaggio. Sull’isola esiste anche un centro culturale, il Tiki Village, che offre ai visitatori uno spettacolo che racchiude tutte le tradizioni polinesiane, dalla danza alla cucina.

Considerata l’isola della fertilità, a Huaine (Isole Sottovento) si possono visitare i siti archeologici dei marae, aree sacre caratteristiche della religiosità e dell’organizzazione socio economica dell’antica Polinesia. I templi più importanti si trovano a Maeva, ma esistono ben 280 testimonianze di architetture religiose in tutta l’isola. Collegata con l’artigianato delle perle, la Pearl Farm illustra come si ricavano le perle e la loro storia. Quest’isola viene spesso ricordata per la presenza di moltissimi tiarè, i fiori tropicali coloratissimi, con cui vengono realizzate coroncine da indossare nelle cerimonie. Semplicemente passeggiando nelle suggestive lagune dell’isola, è possibile ammirare gli artisti locali all’opera, soprattutto i tatuatori e le donne intente a dipingere a mano i parei tradizionali.

Il centro urbano dell’isola di Bora Bora (Isole Sottovento) è Vaitape, ricchissima di laboratori artigianali e piccole botteghe d’arte. Nota come la “perla del Pacifico”, e indubbiamente l’isola più celebre della Polinesia francese, Bora Bora è un vero e proprio paradiso naturale, in cui basterà immergersi o fare snorkeling per avere una delle più spettacolari visioni al mondo della barriera corallina e di tutti i suoi abitanti: squali pinna nera, mante, razze, tartarughe e piccoli pesci coloratissimi. Il luogo migliore per ammirarli è il giardino dei coralli che si trova a Motu di tau tau, un canale naturale dall’acqua bassa, costellato di coralli.

Le Isole Marchesi, arcipelago degli artisti inquieti

Capolinea del mondo, ma ricchissime di reminiscenze culturali, le Isole Marchesi sono un arcipelago vulcanico famoso, oltre che per il magnifico paesaggio, per essere stato una sorta di seconda patria per due artisti inquieti del secolo scorso, in fuga dal mondo: il pittore francese post-impressionista Paul Gaugin e per il cantautore belga Jacques Brel. Se a Tahiti è possibile visitare il Musée Paul Gauguin, a Hiva Oa, nelle Marchesi, è allestito il Centre Paul Gaugin, in cui sono esposte le copie delle opere “polinesiane” e una ricostruzione della sua abitazione. Ammaliato dalle tradizioni locali, dal mito del “buon selvaggio” e dal candore e innocenza degli abitanti, Gaugin tentò di immergersi nella cultura polinesiana, per assorbirne le caratteristiche e comprenderne i significati. Lontano dalla patria, e dalla civiltà, trovò pace e serenità, sentimenti che lo accompagnarono fino al 1903, data della sua morte. Quasi settant’anni dopo il poliedrico chansonnier Jacques Brel, uno dei massimi esponenti della canzone francese del dopoguerra, decise di dare una svolta alla sua vita: abbandonò la scena e le routine della civiltà e partì intorno al mondo sul suo veliero, fermandosi in Polinesia, nel villaggio di Atuona (Hiva Oa). Qui iniziò una nuova vita, circondato da una natura incontaminata, in cui organizzava spettacoli per gli abitanti e portava, col suo bimotore, la posta alle isole più lontane. Il cancro non gli lasciò scampo: tornato in Francia registrò il suo ultimo disco, concepito nelle Isole Marchesi e intitolato Les Marquises, e poco dopo morì, a Parigi, nel 1978. Per suo volere, le spoglie furono traslate nel cimitero di Autona, dove riposano ancora a pochi metri da quelle di Gaugin.

Nell’entroterra, lungo la valle di Tahoaa si trova il centro cerimoniale più famoso della Polinesia, Upeke. Il sito si estende per tutta la valle, ed è possibile organizzare un suggestivo tour in 4×4.

Esperienze indimenticabili

I tiki, sculture megalitiche di Iipona (Hiva Oa)

HivaOa Iipona
HivaOa Iipona

Iipona è uno dei siti archeologici meglio conservati della Polinesia francese, ed è caratterizzato dai sui cinque tiki megalitici, immersi nella densa vegetazione.

Il primo che si incontra è Tiki Maki Taua Pepe, che rappresenta una donna prona, con la testa e le braccia allungate in avanti, forse la rappresentazione di un parto. Tiki Takaii, alto oltre 2 metri e mezzo, è il più grande tiki antico della Polinesia francese, e prende il nome da un famoso capo guerriero, celebre per la sua forza. Tiki Te Tovae E Noho, mutilo, è riconoscibile per le mani, ciascuna con sei dita. Tiki Fau Poe, alta 1 metro e 80 centimetri, è una figura femminile seduta con le gambe distese, nella posizione delle donne quando lavorano nei campi (forse la moglie di Tiki Takaii). Tiki Manuiotaa ha membra armoniose ed equilibrate, e mostra un sesso chiaramente femminile.

Conosciuto da etnologi e archeologi fin dall’Ottocento, il sito di Iipona, di grande interesse storico, è stato restaurato nel 1991 dagli archeologi francesi Pierre e Marie-Noëlle Garanger-Ottino.

Un altro sito archeologico degno di nota si trova nelle Isole Sottovento, a Raiatea, dove sorge il centro di Taputapuatea (patrimonio dell’UNESCO), noto per ospitare un ampio complesso di marae, considerato il più importante centro religioso della Polinesia orientale. I marae sono aree santuariali delle società polinesiane precristiane, costituite da una spianata circondata da pietre, impiegate per scopi cerimoniali. Le pietre che rappresentano i simulacri delle divinità sono dette ahu (i più celebri sono i moai dell’Isola di Pasqua).

Il mercato di Papeete e i prodotti dell'artigianato locale

mercato Papeete
Il mercato di Papeete.

Il mercato è una vera e propria istituzione a Papeete, grande quanto un intero isolato. Tra i prodotti tipici, è possibile trovare oggetti dell’artigianato locale, come parei (pareu) colorati, collane di conchiglie, cappelli di fibre vegetali intrecciate. Nel settore dedicato agli alimentari, tra i banchi di carne e pesce, diversi venditori ambulanti del cibo prodotti da asporto ma’a tahiti (cibo tradizionale tahitiano), succhi di frutta fresca e gelati locali.

In Polinesia l’artigianato è molto diffuso, soprattutto grazie alle abbondanti materie prime locali. Prodotti come i monili di conchiglie, l’olio di monoi (per corpo e capelli), i gioielli impreziositi da perle tahitiane e i cappelli e le gonne realizzate con foglie di palma, tipiche dell’abbigliamento polinesiano, si possono facilmente trovare nei mercati e nei negozi, in tutti gli arcipelaghi. Anche la scultura tradizionale è molto diffusa, ma il più importante prodotto locale è il pareo tahitiano, dipinto a mano e indossato nelle cerimonie durante la danza. I motivi decorativi più diffusi sono le tartarughe e le mante, animali marini simbolo di regalità e libertà.

L'Heiva I Tahiti Festival, la festa tradizionale di Tahiti

Heiva Tahiti
Un'immagine della Heiva di Tahiti.

Ogni anno, a luglio, a Tahiti viene organizzata l’Heiva I Tahiti, la più importante festività della Polinesia francese. Dai cinque arcipelaghi cantanti, ballerini, atleti e spettatori si radunano sull’isola di Tahiti, per dare vita a una grande celebrazione della cultura e della natura del Paese. Cuore dell’Heiva (che significa “divertissement”) sono i canti tradizionali, che esprimono la natura e il divino: si tratta di canti “logogenici”, rituali, in grado ossia, attraverso l’immaginario, di definire la realtà, raccontandone la storia e le origini.

La storia dell’Heiva ha inizio nel 1819, quando re Pomare II proibì danze e altre forme di intrattenimento, perché considerate immorali (nel 1797 erano giunti i missionari britannici della London Missionary Society, seguiti poi da missioni cattoliche francesi). I rituali legati al canto e alla danza poterono ricominciare solo il 14 luglio 1881, in occasione delle celebrazioni per la presa della Bastiglia: fu organizzato il primo Heiva (allora detto “Tiurai”), un evento di particolare rilievo perché rappresentava l’unica opportunità per le popolazioni degli arcipelaghi di allontanarsi dalle proprie isole e di riunirsi.

Durante l’Heiva I Tahiti, ormai divenuta un’istituzione della Polinesia francese, oltre ai canti, ai balli e alle competizioni artistiche, si svolgono anche gare sportive, di cui la Heiva Tu’aro ma’ohi, una serie di giochi della tradizione polinesiana, tra cui il lancio del giavellotto, la corsa dei trasportatori di frutta, il sollevamento delle pietre, l’arrampicata sugli alberi del cocco.

Nel mese di ottobre si svolge un altro importante evento, l’Hawaiki Nui Va’a, una gara di canoe polinesiane tra le isole di Huahine, Raiatea, Tahaa e Bora Bora, nell’arcipelago delle Isole Sottovento.

Polinesia francese nel piatto

La Polinesia è composta da isole di pescatori, che procurano pesce fresco giornalmente, spesso servito crudo, accompagnato da salse, oppure grigliato con spezie.

In Polinesia crescono inoltre numerose specie di alberi da frutto, come per esempio il rambutan, simile al litchi.

Anche le verdure fresche e il riso non mancano mai, come anche il taro, un tubero famoso in tutto il mondo orientale e ingrediente basilare dell’alimentazione locale.

La carne è più rara da trovare nei pasti quotidiani dei polinesiani, e viene generalmente importata. Il consumo si limita comunque a pollo e maiale, che si cucinano nel forno tipico tarna’ara’a, ricoperti di sabbia e lasciati in cottura per 3 ore, all’interno di foglie di banano.

Pillole di storia

I primi abitanti delle isole della Polinesia erano austronesiani provenienti probabilmente dall’Asia sudorientale, e vi giunsero nel corso del I sec. d.C. Il primo contatto degli europei con i territori della Polinesia francese si datano al 1521, quando Ferdinando Magellano sbarcò a Puka Puka, nell’arcipelago Tuamotu. Nel corso del XVIII secolo si aprì la strada per altri navigatori: l’olandese Jacob Roggeveen scoprì Bora Bora, i britannici Samuel Wallis (1767) e James Cook (1769), e il francese Louis Antoine de Boungaville (1768), raggiunsero Tahiti. Inutile ricordare che l’incontro con gli europei fu causa di epidemie che decimarono la popolazione autoctona e la cultura indigena, processo portato poi a compimento con le campagne di evangelizzazione e l’introduzione dell’alcool.

Negli anni Quaranta del XIX secolo la marina francese, in cerca di scali, iniziò la colonizzazione prima delle Marchesi, poi di Tahiti, dove instaurò il protettorato francese (1843). Tahiti divenne poi la base di una nuova colonia, gli Éstablissements français de l’Océanie (EFO), rinominati poi Polinesia francese dal 1957. Gli EFO comprendevano, oltre alla Nuova Caledonia, le Isole Marchesi, Tahiti, e le Isole Clipperton, Gambier e Sottovento. Il 24 marzo 1945 gli EFO passano dallo stato di colonia a quello di territorio d’oltremare, e venne concesso il diritto di voto agli abitanti dell’arcipelago, che dal 1957 divennero cittadini della Polinesia francese. Durante gli anni ’60 e ’70 la Francia condusse in Polinesia 46 test nucleari atmosferici (tra 1966 e 1974), seguiti da più di 150 test sotterranei (famosi quelli nell’atollo di Mururoa). Questi esperimenti scatenarono proteste a livello internazionale – soprattutto quando vennero ripresi nel 1995 – che portarono alla loro cessazione nel 1996.

Dal 2004 la Polinesia francese è una Collettività d’Oltremare (COM), ossia una suddivisione territoriale della Francia. Negli anni recenti gli abitanti stanno intraprendendo tentativi di raggiungere l’autonomia e l’indipendenza economica dalla Francia, ma si tratta di un processo molto graduale, per il quale potrebbero esser necessari decenni.

A chi consigliamo il viaggio

La Polinesia Francese è una destinazione per chi ama la natura e la tranquillità e per chi è pronto ad avvicinarsi a una cultura straordinaria e diversa. La rigogliosa natura delle isole polinesiane lascia però spazio anche a piccoli centri urbani, in cui si possono trovare le opere di artigianato locale e i prodotti culinari tipici.

… E per viaggiare in poltrona?

  • Sulle tracce di Moby Dick, di Tim Severin (Feltrinelli Traveller, 2000)
  • Le isole dell’Eden ieri e oggi tra mito e realtà nei Mari del Sud, di Massimo Dini, Rossella Righetti (Feltrinelli Traveller, 1996)
  • Le isole del paradiso, di Stanislao Nievo (Marsilio, 1997)
  • Racconti dei mari del sud, di Jack London

Informazioni utili

Documenti necessari per passeggeri italiani

Passaporto necessario, con validità di almeno 6 mesi dalla data di rientro. Visto d’ingresso non necessario per un soggiorno di tre mesi.

Vaccinazioni e situazione sanitaria

Per la Polinesia non è richiesto nessun vaccino. La situazione sanitaria in generale è buona nelle isole principali.

Si raccomanda, comunque, sempre di:

– bere solo acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio, di non mangiare cibo crudo e carne macinata e di lavare e disinfettare sempre frutta e verdura prima del consumo.

– stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario (o il trasferimento in altro Paese) del paziente.

– portare con sé particolari o importanti medicinali personali che potrebbero non essere reperibili in loco.

Fuso orario

-11 h rispetto all’Italia; -12 h quando in Italia è in vigore l’ora legale.

Quando andare

Per evitare la stagione delle piogge il periodo migliore per recarsi in Polinesia è quello compreso tra aprile e settembre. La Polinesia ha un clima tropicale in cui fa caldo e umido per tutto l’anno. Se si vogliono evitare le piogge, non bisogna visitare gli arcipelaghi nel periodo compreso tra ottobre e marzo. La temperatura media dell’acqua tra aprile e settembre è di 29° quindi permette di godersi la vacanza anche se qualche giornata può essere nuvolosa.

Moneta

Franco del Pacifico (CFP). Le banche locali cambiano l’Euro.

Lingua

Francese.

Religione

Principalmente cristiana protestante e cattolica, con minoranze buddhiste e confuciane.

Telefono

Prefisso per l’Italia: 0039
Prefisso dall’Italia: 00689

Come muoversi

I mezzi di spostamento da un’isola all’altra sono l’aereo e il traghetto, mentre all’interno dell’isola è consigliabile noleggiare una bicicletta o un’auto.

Elettricità

Tensione: 127/220 V
Frequenza: 60 Hz
La presa utilizzata è di tipo A, B, E. La frequenza di rete è poco stabile.

Ultimo aggiornamento: 5 gennaio 2021. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri.

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