Il Guatemala è un arcobaleno di colori sgargianti: giallo, rosso, verde, blu, senza sfumature. I colori sono ovunque, negli scialli e negli abiti tradizionali, nei mercati, nelle facciate delle case e delle chiese, nella natura.
Il patrimonio archeologico: la lunga tradizione dei Maya
Nel fitto intrico verde intenso della foresta pluviale del Petén si ergono i più impressionanti capolavori dell’architettura maya: le piramidi di Tikal, celebri rovine di una sterminata città, oggi sito archeologico patrimonio dell’UNESCO. Cattura l’attenzione del viaggiatore anche il fatto che, tra i grandiosi resti dei templi, sugli altari compaiano delle offerte deposte poco prima: sono doni che i guatemaltechi offrono ancora oggi agli antichi spiriti delle divinità tradizionali. Perché il fascino del Guatemala sta proprio qui: la cultura maya non è mai scomparsa, sopravvive anzi nelle tradizioni secolari degli abitanti dei villaggi degli altipiani, forti di un passato che le vicende degli ultimi secoli non hanno saputo sradicare.
L’eredità coloniale nelle città storiche
Il passato del Guatemala non si ferma però al suo patrimonio archeologico: il periodo coloniale spagnolo ha lasciato notevoli tracce nell’urbanistica e nell’architettura delle città, in particolare ad Antigua, la vecchia capitale, patrimonio dell’UNESCO, con le sue piazze ordinate e gli affascinanti edifici barocchi ispanoamericani. Ancora sostanzialmente fuori dalle rotte turistiche, le città del Guatemala mostrano una prosperità economica raggiunta nell’ultimo ventennio di stabilità politica, ben visibile nei grandiosi edifici pubblici e nella maestosa cattedrale di Città del Guatemala, l’attuale capitale, nelle chiese e nei municipi che fanno bella mostra di sé intorno alle piazze centrali anche nelle città più piccole, segni tangibili di un continua osmosi tra la cultura tradizionale e le influenze straniere.
Gli scenari naturali, mete del turismo attivo
Le città occupano però una minima percentuale del territorio guatemalteco, che ospita nel resto della sua estensione uno splendido scenario naturale: il 28% del territorio del Guatemala è tutelato, grazie a 92 aree protette, tra riserve della biosfera, parchi nazionali e riserve naturali private: tra i più affascinanti la meravigliosa regione del Petén, sede del Parco nazionale di Tikal, i verdi canyon del Río Dulce, in cui è possibile la navigazione, e il Lago Atitlán, in un’enorme caldera vulcanica formata da un’eruzione 84 mila anni fa. Chi non teme l’altitudine potrà scalare la Sierra de los Cuchumatanes, la più alta catena montuosa di origine non vulcanica dell’America Centrale, o avventurarsi nella vegetazione lussureggiante dei monti Verapaces, dove si può avvistare il variopinto quetzal, uccello simbolo del Guatemala.
Gli amanti del turismo attivo troveranno in Guatemala sorprendenti occasioni di avventura: dai panoramici percorsi di trekking attraverso le giungle e i vulcani, al rafting nei canyon, fino a chilometri di grotte da esplorare. I più audaci potranno provare l’emozione del parapendio in alta quota intorno al Lago Atitlán, o con un po’ di fortuna una bella mareggiata sulla costa del Pacifico, ideale per il surf. E al ritorno, il relax su un’amaca in una cornice da sogno.
Da non perdere
Città e villaggi
Città del Guatemala
Quetzaltenango
Antigua
Chichicastenango
Totonicapán
Santiago Atitlán
Panajachel
Todos Santos Cuchumatán (fulcro della comunità Mam)
Il luogo che ha reso famoso il Guatemala è certamente Tikal, sito archeologico più bello, importante e visitato del Paese. Le sue rovine, che occupano un’ampiezza di circa 4 chilometri quadrati, si trovano su una pianura coperta di foresta pluviale, protetta Parco nazionale di Tikal (patrimonio dell’UNESCO dal 1979), oltre 500 chilometri quadrati di giungla che fanno da cintura ai templi e ai palazzi della città. Nella magnifica macchia di ceiba (Ceiba pentandra) alberi sacri ai Maya, cedri tropicali (Cedrela odorata) e mogano (Swietenia) vivono diverse specie faunistiche, tra cui è facile incontrare aguti (roditori), atelini (scimmie), scimmie urlatrici, pavoni, tucani, pappagalli verdi. La parte monumentale della città-stato di Tikal, che raggiunse il suo massimo splendore tra il 700 e l’800 d.C., è costituita da numerosi templi collocati intorno alla Grande Piazza Centrale e caratterizzati da una struttura architettonica tendente all’ascesa verticale, come la piramide a nove corpi a cui venne aggiunta una cresta decorata. Isolato e fuori dalle rotte turistiche, immerso in un’intricata foresta, il sito di El Mirador si sviluppò in un’epoca precedente a Tikal, raggiungendo il massimo splendore fra il III sec. a.C. e il II sec. d.C. L’area archeologica si estende su di una superficie di circa 25 chilometri quadrati, e racchiude un gran numero di edifici tra cui le tre grandi piramidi: El Tigre, La Danta e Los Monos.
L’esperienza del modo maya al giorno d’oggi va cercata nel dipartimento di Sololam, la zona degli altipiani, a circa 50 chilometri da Antigua. Attorno al Lago Atitlán, il più profondo dell’America Centrale, risiedono molti gruppi di antichissime etnie (pueblos), i veri eredi viventi dei Maya. Circondano il lago tre grandiosi vulcani, Tolimán, Atitlán e San Pedro, e il lago è la via d’acqua abituale attraverso la quale gli abitanti dei villaggi indios si muovono. Le comunità indigene più numerose sono quelle di Santiago Atitlán, San Pedro e Santa Catarina. Il centro turistico della zona è il paese di Panajachel, uno dei paradisi hippy degli anni Sessanta.
Città, comunità e mercati
Fuori dalle grandi aree forestali, il Guatemala è un misto di vita e di colori: dai costumi tradizionali ai muri degli edifici, molti dei quali coperti da murales, dalle processioni religiose ai bus extraurbani, detti camionetas o chicken bus (per lo più vecchi scuolabus statunitensi gialli, riciclati, decorati e pitturati con tutta la fantasia centroamericana), che percorrono il tratto guatemalteco della Carretera Panamericana, che va dall’Alaska al Cile.
Coloratissimi, e affollatissimi, sono i mercati, come quello di Totonicapán, o ancora quello, enorme, di Chichicastenango. In quest’ultimo si può anche arrivare il giorno prima e godersi il momento dell’allestimento delle bancarelle, già uno spettacolo in sé, in attesa della fiumana di gente che si riverserà il giorno seguente per le vie e nella chiesa di Santo Tomás, unica perché costruita sulle rovine di un antico edificio maya, gremita di santoni maya intenti ai riti sincretici. Un centinaio di chilometri a nord di Chichicastenango, nel dipartimento di Quiché, si trova il territorio del pueblo Ixil: Santa María Nebaj, San Gaspar Chajul e San Juan Cotzal, sui monti Cuchumatanes.
Il gioiello di architettura ispanoamericana del Guatemala è l’antica capitale, Antigua, magnifica città coloniale, fondata nel 1543 e celebre per i suoi splendidi palazzi barocchi e le le sue antiche chiese (patrimonio dell’UNESCO dal 1979). La città è circondata da tre maestosi vulcani: Agua, Fuego e Acatenango, che la rendono una zona fortemente sismica. Nel 1773 infatti, nel corso del celebre “terremoto di Santa Marta”, Antigua riportò gravissimi danni, a seguito dei quali la capitale fu spostata a Città del Guatemala. Oggi Antigua è una città vitale, che nella Semana Santa offre al viaggiatore l’esperienza della spettacolare religiosità guatemalteca, meticcia tra il cristianesimo d’importazione e gli antichi riti maya.
Festività tradizionali
Cobán: Festival folclórico Rabin Ajaw, fine luglio. Nell’occasione viene eletta la Rabín Ajaw, la “figlia del Re”, massima rappresentante della donna indigena guatemalteca. Anche per lei si terrà il Paabanc, una festa tradizionale per i maya Q’eqchi’ di Alta Verapaz.
Santiago Sacatepéquez: Festival de barriletes gigantes, 1 novembre.
In occasione della festa di Ognissanti si fanno volare coloratissimi aquiloni giganti.
Antigua: Quema del Diablo, 7 dicembre. È una festività magico-religiosa durante cui una scultura raffigurante il diavolo viene bruciata. A seguire, le case vengono pulite con una scopa di paglia e bagnate con acqua benedetta, per cacciare il demonio all’inferno e attendere il giorno Madonna.
Chichicastenango: Fiesta de Santo Tomás, 13-21 dicembre. Si festeggia il giorno del patrono con una settimana di parate, danze e fuochi d’artificio. Il 21 dicembre, giorno dell’apostolo Tommaso, davanti alla chiesa intitolata al santo si montano pali alti 30 metri e comincia il rito della Danza de los voladores, appesi a testa in giù.
Santiago Atitlán: Semana Santa, Pasqua. Il protagonista della celebrazione è Maximón, un san Simón mischiato con Max (tabacco in lingua maya), non riconosciuto dalla Chiesa ufficiale.
Esperienze indimenticabili
I monti Verapaces, trionfo dell'acqua
Con la loro altitudine moderata, tra i 900 e i 1300 metri, i monti Verapaces hanno un clima fresco e umido, ideale per lo sviluppo di una fauna e di una flora di incredibile biodiversità. L’umidità elevata delle aree più alte favorisce la crescita di felci arborescenti e bromeliacee. Per fare l’esperienza di questa lussureggiante vegetazione si può scegliere il Biotopo del Quetzal, a circa un’ora e mezza a sud di Cobán. I sentieri ben tenuti permettono di penetrare agevolmente nel cuore della foresta, dove è possibile vedere il quetzal, l’uccello simbolo del Guatemala. Le valli più basse hanno un clima più marcatamente tropicale, e sono sfruttate per la coltivazione del caffè, del cacao e del cardamomo.
La regione dei Verapaces, abbondantissima d’acqua, nasconde anche uno dei luoghi più famosi del Guatemala: Semuc Champey, in cui, il Rio Chabón dà vita a una serie di bacini calcarei che si riversano gli uni negli altri in cascate di acqua cristallina. Meno conosciuta, la cascata di Chilascó, a sud di Cobán, la più alta del Centroamerica.
La natura calcarea dei Verapaces, unita alla ricchezza di risorse idriche, ha fatto sì che nel tempo si siano formate innumerevoli e spettacolari grotte, alcune delle quali percorribili in percorsi speleologici.
La traversata in barca del Lago Atitlán
In assenza di strade, l’unico mezzo con cui è possibile attraversare il Lago Atitlán, uno dei laghi più suggestivi del mondo, è la navigazione. Un’escursione in barca da Panajachel a Santiago Atitlán, oltre a diventare un ricordo indimenticabile, è il modo più sostenibile per entrare in contatto con le comunità maya tradizionali ancora fortemente radicate nel territorio dei vulcani Tolimán, Atitlán e San Pedro.
Il punto di arrivo della traversata, Santiago Atitlán, è una località unica, dove le radici maya perdurano indisturbate nella cultura tz’utujil (dei 21 pueblos maya del Guatemala, quella più legata ai costumi e alla ritualità indigena).
Trekking sul vulcano Pacaya
Una delle esperienze più belle – e faticose – da fare in giornata da Città del Guatemala è un trekking su uno dei vulcani più attivi del Paese: il Pacaya, nella cornice naturalistica del Parco Nazionale Pacaya.
Il cammino a piedi, che parte dalla località di San Vicente de Pacaya, dura in media tre ore, durante le quali si scalano le falde del vulcano giungendo fino all’altitudine consentita (per questioni di sicurezza non è possibile arrivare fino alla bocca del cratere). Si cammina in mezzo a meravigliose pinete, per poi raggiungere il temibile cono vulcanico intorno a cui sbuffano fumarole e, in molti casi, si possono vedere piccole eruzioni di lava.
Dal punto più alto del cammino il panorama è maestoso: nelle giornate limpide si vedono i vicini vulcani di Agua, Fuego e Acatenango, le vallate in direzione del Pacifico e, all’orizzonte, El Salvador.
Guatemala nel piatto
Come da tradizione per la Mesoamerica, l’alimento base della cucina del Guatemala è il mais, soprattutto nella forma della tortilla (una di focaccia di mais), che non manca mai nel menù quotidiano. Molto usati anche i cereali, la carne e il pesce.
Alla base della gastronomia guatemalteca c’è la carne, preparata alla griglia, fritta e in tutte le salse. Il pollo lo si trova cucinato in tutti i modi possibili: dall’immancabile pollo fritto (con tortillas), street food locale per eccellenza, a quello a la plancha, ossia grigliato, passando per diverse varianti locali (stufato, al sugo, in brodo…).
Particolarmente diffuso l’uso di fagioli neri (fritti, bolliti, in zuppa o come crema da spalmare) e legumi vari, che arricchiscono, insieme al pesce (di mare o di lago) e ai frutti di mare, l’apporto proteico. Un altro piatto molto diffuso in Guatemala è il tamales, fagottini di mais ripieni di pollo e salsa di pomodoro, avvolti in una foglia di banano e cotti al vapore.
La specialità di pesce più famosa del Guatemala si mangia a Lívingston: è il tapado, una zuppa di pesce cucinata nel latte di cocco, insaporita con coriandolo.
Per finire il pasto, o per calmare la fame, c’è frutta tropicale in abbondanza: banane, meloni, papaya, pompelmi, mango, ecc.
La bevanda nazionale è il caffè, che viene consumato in ogni momento della giornata (particolarmente pregiato quello della zona di Cobán); molto diffusi il rum con zucchero di canna e il quetzalteca, l’aguardiente locale guatemalteco.
La zona di Cobán, sui Verapaces, vanta la migliore tradizione gastronomica del Guatemala. Qui i viaggiatori in cerca di autenticità possono provare l’esperienza del kakaw, per secoli bevanda sacra dei Maya, a base di cacao e all’origine della nostra cioccolata calda: il sapore è però decisamente diverso, soprattutto se viene preparata con il famoso peperoncino della regione. Nelle festività può accadere anche di assaggiare il famoso kaq’ik, una zuppa saporita e speziata a base di salsa di pomodoro, peperoncino ed erbe e servita con la carne di tacchino, una delle ricette più antiche del Guatemala, dichiarata nel 2007 patrimonio culturale.
Pillole di storia
La storia antica del Guatemala è dominata dal popolo dei Maya, che ha lasciato sul suo territorio straordinarie testimonianze architettoniche negli insediamenti monumentali della regione del Petén. Mentre l’Europa viveva il passaggio tra antichità e Alto Medioevo, in Guatemala la civiltà maya raggiunse il suo culmine (250-900 d.C.), per poi frazionarsi in città-stato sparse per gli altopiani centrali e andare incontro al declino.
Nel 1523 Hernán Cortés diede a due luogotenenti, i fratelli Alvarado, il permesso di conquistare l’attuale Guatemala. Tra il 1524 e il 1527 la popolazione locale venne soggiogata e conquistata in modo violento, tanto che dopo il passaggio degli Alvarado la popolazione indigena chiamò quella terra “Xoaticol”, “la terra ricoperta di sangue”, nome con cui il Guatemala è ancora oggi chiamato dagli autoctoni.
Il periodo coloniale durò quasi di tre secoli, e si risolse, per il Guatemala, in modo sostanzialmente pacifico: negli anni del crollo del Vicereame della Nuova Spagna (1812-1821) i creoli del Guatemala, anticolonialisti, fecero perlopiù da spettatori, e proclamarono l’indipendenza solo quando ormai era chiaro che la Spagna non sarebbe più potuta intervenire. Le province guatemalteche formarono, insieme alle zone più meridionali della regione, le Province Unite dell’America Centrale. La capitale rimase Città del Guatemala (spostata da Antigua a seguito del terremoto del 1773). Le Province Unite ebbero però vita breve, e a causa della crisi delle esportazioni e la mancanza di progetti politici di ampio respiro, nacquero gli Stati indipendenti di Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua e Costa Rica (1838).
Intorno alla metà del XIX secolo la storia del Guatemala subì una svolta fondamentale: prodotti tipici come indaco e cocciniglia (coloranti), sulla cui esportazione si basava l’economia coloniale, persero definitivamente la loro importanza nel mercato internazionale, e venne introdotta in tutta l’America Centrale la produzione del caffè, che a differenza delle tradizionali colture richiedeva estese piantagioni e grandi quantità di manodopera. Sostenuti dal boom della domanda di caffè in Europa, presero il potere i latifondisti liberali, che promossero una politica fondata sulla produzione di grosse quantità di caffè a basso costo: nel 1871 Justo Rufino Barrios, uno dei maggiori proprietari terrieri dell’epoca e membro dell’élite creola, inaugurò la nuova era liberale, durata settant’anni. Il successo delle piantagioni centroamericane spinse le imprese straniere a investire nella regione: la terra finì velocemente nelle mani dei grandi latifondisti locali e di poche imprese tedesche e nordamericane, dando origine a un’economia d’esportazione fondata su grandi tenute agricole e un’eccezionale concentrazione della proprietà in poche mani, spesso a scapito dei mezzi di produzione e di sostentamento della popolazione india, che divenne forza-lavoro nelle piantagioni.
Dopo un decennio democratico (1944-1954), in cui si fece il tentativo di espropriare le terre incolte delle grandi tenute per redistribuirle alle masse più povere, nel 1954, in piena Guerra fredda, si verificò in Guatemala un colpo di stato architettato dagli USA (nome in codice “Operazione PBSUCCESS”). Il golpe rovesciò il governo democraticamente eletto e diede inizio a un regime militare, con a capo il dittatore Carlos Castillo Armas. Il tentativo, da parte di militari comunisti, di rovesciare il regime (1960) scatenò una durissima repressione – sfociata in una guerra civile e durata fino agli anni Novanta – che colpì principalmente studenti, lavoratori, professionisti e personalità dell’opposizione di qualsivoglia tendenza politica, ma anche migliaia di contadini indigeni: si trattò di un vero e proprio genocidio, perpetrato contro determinati gruppi etnici e per mezzo delle temibili truppe anti-insurrezione guatemalteche, sostenute direttamente dagli USA con addestramenti, armi e finanziamenti.
L’attenzione internazionale sul genocidio perpetrato dalla dittatura nei confronti della popolazione indigena fu veicolata dall’attivista indigena Rigoberta Menchú Tum, il cui padre morì nel 1980 nel rogo dell’Ambasciata spagnola a Città del Guatemala, occupata pacificamente con altri attivisti per richiamare l’attenzione internazionale sulle espropriazioni illegali delle terre e sull’oppressione governativa. Le forze di sicurezza del regime guatemalteco diedero fuoco all’edificio, provocando una strage. Rigoberta iniziò la sua battaglia per avere giustizia, ricevette il premio Nobel per la pace nel 1992 e all’inizio del 2015 l’ex capo della polizia, Pedro García Arredondo, mandante della strage, fu condannato a 90 anni di carcere.
Oggi il Guatemala sta intraprendendo un percorso di pacificazione sociale e di emancipazione economica dalle ingerenze straniere (in particolare dagli USA). Il Nobel alla Menchú ha inoltre favorito la partecipazione delle donne e degli indigeni alla politica, andando verso il sempre maggiore contenimento dell’emarginazione.
A chi consigliamo il viaggio
Il Guatemala è la destinazione ideale per chi ama la natura e le civiltà passate: i siti archeologici maya, immersi nella giungla e all’interno di parchi nazionali, offrono testimonianze uniche del glorioso passato dell’America Centrale, e al contempo la possibilità di scoprire una natura selvaggia e incontaminata attraverso percorsi a piedi e in barca, tra i popoli indigeni degli altipiani.
Informazioni utili
Documenti necessari per passeggeri italiani
Necessario il passaporto con almeno sei mesi di validità al momento dell’ingresso nel Paese. Non è richiesto il visto per turismo fino a 90 giorni. Si segnala che la tassa di imbarco richiesta all’uscita dal Paese è generalmente compresa nel costo del biglietto aereo, oltre ad un’ulteriore tassa da pagare in aeroporto di 20 Quetzales (2 Euro circa).
Vaccinazioni e situazione sanitaria
Il vaccino contro la febbre gialla è obbligatorio per tutti i viaggiatori di età superiore ad 1 anno provenienti da Paesi a rischio di trasmissione della malattia. Le zone con il rischio di malaria sono il nord del Paese: Petèn, Ixcan, Quichè, Hehuetenango, Alta Verapaz, Esquintla (previo parere medico, può essere valutato il vaccino contro l’epatite A e B e la profilassi antimalarica per le zone citate). Per un aggiornamento sulle malattie diffuse in Guatemala si consiglia di consultare il sito Viaggiare Sicuri.
La situazione sanitaria è una delle più precarie dell’America Latina. L’assistenza medica di base è garantita nella capitale e nei principali centri urbani. In alcune zone residenziali sono presenti strutture sanitarie, per lo più private, con medici formati prevalentemente negli Stati Uniti.
Si raccomanda di:
– Bere solo acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio (se non si conosce la provenienza dato che l’acqua corrente non è potabile) ed infusi solo se preparati con acqua bollita a lungo;
– Evitare cibi crudi, lavare accuratamente verdure e frutta, ed evitare acquisti di alimenti che non siano opportunamente confezionati;
– Portare un’essenziale dotazione di medicinali utili e quelli per uso personale (che potrebbero non essere reperibili in loco);
– Portare un buon repellente contro le zanzare e adottare tutte le misure necessarie per evitare le punture;
– Stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche (poiché i costi sono molto elevati, anche quelli di pronto soccorso sono a pagamento) e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario (o il trasferimento in altro Paese) del paziente.
Fuso orario
– 7 ore rispetto all’Italia (- 8 ore durante l’ora legale).
Quando andare
Il clima in Guatemala è tropicale e sub-tropicale, ma varia molto in relazione dell’altitudine. Alla stagione delle piogge (da giugno a novembre), seguono sei mesi estivi. Il clima è quasi sempre primaverile. Dicembre e gennaio sono i mesi più freddi, con temperature che possono oscillare dagli 8 ai 15°C, mentre marzo e aprile sono i mesi più caldi, con temperature che vanno dai 20 ai 30°C. Nelle zone montagnose le temperature notturne possono scendere anche sotto lo zero, mentre le zone costiere sono caratterizzate da un clima tropicale, piovoso, caldo e umido e le temperature oscillano dai 32 ai 38°C.
Moneta
La moneta ufficiale del Guatemala è il Quetzal.
Sono accettate in maniera limitata le principali carte di credito (VISA, Mastercard, Diners, American Express). Il prelievo Bancomat è disponibile presso le principali città (circa 400 sportelli in tutto il Paese).
Lingua
La lingua ufficiale del Guatemala è lo spagnolo, inoltr sono presenti circa 20 lingue e dialetti maya.
Religione
La popolazione è prevalentemente cattolica (ca 60% della popolazione), seguono le chiese evangeliche (ca. 40% della popolazione).
Telefono
La copertura per il telefono cellulare è buona, tuttavia il roaming è piuttosto costoso. Consigliamo di verificare i costi con il proprio gestore telefonico e l’attivazione di eventuali offerte per le chiamate internazionali dal paese. In alternativa si può acquistare una sim locale. Internet ampiamente diffuso.
Per chiamare in Guatemala occorre digitare 00502 seguito dal prefisso della città senza lo zero, mentre per chiamare l’Italia dal Guatemala occorre digitare il prefisso 0039, seguito dal numero italiano comprensivo di prefisso.
Come muoversi
Le strade in Guatemala non sono delle migliori, manutenzione e indicazioni stradali sono piuttosto carenti. La stagione delle piogge rende sempre difficile la percorribilità delle strade del Paese, a causa di smottamenti. Per il proprio viaggio su misura è possibile usufruire di autobus locali che collegano quasi tutte le località (ci sono vari gradi di comfort e molti possono essere prenotati anche dall’Italia per essere sicuri di non perdere tempo in loco e organizzarsi già l’itinerario), oppure taxi e auto private (queste ultime soluzioni sono vantaggiose soprattutto se si viaggia in un piccolo gruppetto, anche solo 4 persone, per poter dividere la spesa e ammortizzare i costi anche rispetto ai pullman, per i quali si paga il biglietto individuale). In caso di tour guidati, sono previste soluzione sia collettive (con itinerari fissi e guida parlante italiano o bilingue italiano/spagnolo) che private (con itinerari su misura e guida/autista parlante italiano).
Elettricità
La corrente elettrica ha una tensione di 120 V e una frequenza di 60 Hz. Le spine più comuni sono quelle piatte (di tipo americano). È necessario un adattatore/trasformatore.
Ultimo aggiornamento: 7 marzo 2020. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri.
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