Cartagena de Indias, gioiello architettonico coloniale della Colombia.

Per chi vuole lanciarsi alla scoperta del Sudamerica insolito, non c’è punto di partenza migliore di un viaggio in Colombia. Questo straordinario Paese, ricchissimo di meraviglie naturali, omaggia con il suo nome proprio Cristoforo Colombo, che per primo sbarcò sul continente. Partiamo allora, alla scoperta di picchi andini, mare caraibico,  giungla tropicale, siti archeologici e città coloniali: la Colombia ha tutto quello che ci si aspetta dal Sudamerica e tanto altro!

Habitat, paesaggi e biodiversità

Posto all’estremo settentrione del continente sudamericano, bagnata dall’oceano Atlantico a est e dal Pacifico a ovest (caso unico tra gli Stati del Sudamerica a vantare questa doppia esposizione), la Colombia sorprende i viaggiatori con una straordinaria varietà di habitat naturali. Il territorio è infatti caratterizzato da un’escursione altimetrica di più 5.000 metri, in cui si sviluppano paesaggi e biosfere molto differenti: dai ghiacciai andini fino al deserto del Tatacoa, dalle spiagge caraibiche alla foresta pluviale dell’Orinoco. Questa peculiarità rende la Colombia uno dei luoghi più ricchi di biodiversità al mondo: flora e fauna si armonizzano in un vero e proprio paradiso terrestre.

La vivace vita urbana

L’agitato passato coloniale e la storia più recente della Colombia convivono oggi, non senza vividi contrasti, con l’affascinante atmosfera di un paese sempre in movimento. Gli scintillanti grattacieli di Medellìn, i murales colorati di Bogotà e il soleggiato lungomare di Cartagena fanno da sfondo a caffè tipici, ristoranti, locali per ballare la salsa e musica di ogni genere, suonatori e ballerini in piazza fino a notte fonda.

In Colombia è sempre tempo di festa: il carnevale di Barranquilla (patrimonio immateriale dell’UNESCO dal 2003) è un vero tripudio di colori. Per ritrovare un po’ di raccoglimento e di frescura, i viaggiatori amano ripararsi nelle grandi chiese e nei musei della capitale, o dedicarsi alla scoperta della cultura precolombiana.

Una misteriosa civiltà aleggia tra le grandi sculture megalitiche del Parco Archeologico San Augustin, dichiarato patrimonio dell’UNESCO, e nelle splendenti sale del Museo dell’oro del Banco della Colombia a Bogotà, con la sua grandiosa collezione di ori di precolombiani.

Da non perdere

Le città

  • Cartagena de Indias (Caribe colombiano)
  • Mompox (Caribe colombiano)
  • Isola di San Andrés (Caribe colombiano)
  • Barranquilla (Caribe colombiano)
  • Bogotà (regione andina)
  • Medellín (regione andina)
  • Pereira (regione andina)
  • Armenia (regione andina)
  • Villa de Leyva (regione andina)
  • Barichara (regione andina)
  • Cali (Colombia pacifica)
  • Chocò (Colombia pacifica)
  • Buga (Colombia pacifica)

I siti archeologici

  • Parco Archeologico San Agustín (patrimonio UNESCO)
  • Parco Archeologico Nazionale di Tierradentro (patrimonio UNESCO)
  • Ciudad Perdida (Sierra Nevada)
  • El Abra (Cundinamarca)
  • El Infiernito (Villa de Leyva)
  • Piedras del Tunjo (Parco Archeologico di Facatativá)

I musei

  • Museo dell’oro del Banco della Repubblica di Colombia (Bogotà)
  • Museo Nazionale della Colombia (Bogotà)
  • Museo Botero (Bogotà)
  • Museo Coloniale e Museo Santa Clara (Bogotà)
  • Quinta de San Pedro Alejandrino (Santa Marta)
  • Museo di Antioquia (Medellín)
  • MAPUKA – Museo Arqueológico de los Pueblos Karib (Barranquilla)

 

Cosa vedere

Le città, tra glorioso passato coloniale e voglia di ripresa

Bogotà, la capitale, è una metropoli di più di 8 milioni di abitanti. Situata in alta quota, nella regione andina, la sua parte più caratteristica è sicuramente il quartiere storico del La Candelaria. Qui si trovano importanti edifici in stile coloniale, come la chiesa di san Francisco (1550) e la Cattedrale Primaziale della Colombia in piazza Bolivar (1572), e in stile neoclassico italiano, come il Teatro Colón (1885), oltre che numerosi locali e negozi. Merita una visita il Museo Botero, dedicato al grande artista del XX secolo, e il Museo dell’oro del Banco della Repubblica di Colombia, che custodisce la più grande collezione al mondo di manufatti in oro di epoca precolombiana. Dal Cerro de Monserrate, raggiungibile con la funicolare, si gode una bella vista della città ed è possibile visitare il santuario del XVII secolo.

Posta sulla costa settentrionale della Colombia, affacciata sul mar dei Caraibi, Cartagena de Indias è una città portuale di origine spagnola (XVI secolo). La città vecchia, cinta da poderose mura che la proteggevano dagli attacchi dei pirati, è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO nel 1984. Cartagena esprime a pieno il proprio passato coloniale coniugando tradizione locale e cultura europea. Da non perdere il Palazzo dell’Inquisizione, le antiche prigioni, ora riconvertite in attività commerciali, e i caratteristici edifici dalle facciate colorate che affollano le sue strade. Da Cartagena è possibile raggiungere il Parco Nazionale delle Islas de Rosario, nei Caraibi, che comprende una barriera corallina ben conservata.

Fondata nel 1540 sulle sponde del fiume Magdalena, la via d’acqua principale della Colombia, Santa Cruz de Mompox ha svolto un ruolo chiave sia nella colonizzazione spagnola del Sudamerica, sia nell’emancipazione dal Vicereame. La città, il cui centro è patrimonio dell’UNESCO dal 1995, ha conservato l’armonia e l’unità del paesaggio urbano, tanto da essere considerato uno dei luoghi più evocativi del “realismo magico” di Márquez. La maggior parte degli edifici sono in eccezionale stato di conservazione e ancora utilizzati per i loro scopi originali, fornendo un quadro estremamente fedele di una città coloniale spagnola.

I parchi naturali e il deserto del Tatacoa

Al confine con Panama, il Parco Nazionale di Los Katios, nel nord-ovest del Paese, comprende paesaggi montuosi e collinari e centinaia di cascate (la più alta raggiunge i 100 metri di altezza). Qui si sviluppa uno degli ecosistemi più ricchi della Colombia. Puma, scimmie urlatrici, lamantini, aquile bianche sono solo alcuni degli animali che è possibile avvistare in questa incredibile riserva, dichiarata patrimonio dell’UNESCO nel 1994. Non solo, nel parco è possibile conoscere le comunità indigene Emebera e Kuna, che vivono ancora a stretto contatto con la natura e che trasmettono le loro tradizioni ai visitatori più curiosi.

Sempre nel nord della Colombia, affacciato sul mar dei Caraibi, il Parco Nazionale di Tayrona è uno dei più amati dai viaggiatori. Dalle spiagge orlate da splendide distese di sabbia dorata e dai palmeti da cocco, l’estensione dell’area protetta sale fino ai pendii della Sierra Nevada de Santa Marta, che si ergono verso l’interno coperti di una lussureggiante vegetazione. Sulle montagne della Sierra Nevada di trova anche il sito archeologico della Ciudad Perdida, immerso nella foresta tropicale. Ancora nel mar dei Caraibi, ma a oltre 500 km dalla costa, si trova uno dei paradisi degli appassionati di immersioni: il Parco marino dell’Isola Malpelo, patrimonio dell’UNESCO dal 2006. Vero e proprio santuario naturalistico, il parco offre l’habitat ideale a specie marine minacciate a livello internazionale, come squali tigre, martello, seta e balena, che si aggirano indisturbati in acque profonde, tra ripide pareti e grotte di straordinaria bellezza naturale.

Nel sud del Paese si trovano anche il Parco Nazionale di Amacayacu, che protegge una grande area pluviale a ridosso del Rio delle Amazzoni, e il Parco Nazionale di Chiribiquete, la più grande riserva di foresta tropicale al mondo. Il parco di Chiribiquete è celebre per i suoi tepui, i caratteristici altopiani di pietra arenaria coperti di vegetazione che si stagliano sulla foresta circostante, e per le sue eccezionali pitture rupestri preistoriche, che hanno sono valse al parco il riconoscimento di patrimonio dell’UNESCO (dal 2018).

Imperdibile, infine, il deserto del Tatacoa, nel cuore della Colombia, dove si possono ammirare i “Labirinti” di Cusco, vaste formazioni di roccia rossa che serpeggiano sotto al sole, creando un suggestivo dedalo di canyon, e i tipici cactus ramificati. Nel deserto del Tatacoa sono anche presenti due osservatori astronomici, che permettono ai viaggiatori di contemplare le stelle dell’emisfero australe.

La zona cafetera e le sue magnifiche coltivazioni d’alta quota

La zona di produzione del caffè, sulle pendici delle catene occidentali e centrali della cordigliera andina, rappresenta un eccezionale esempio di paesaggio culturale (patrimonio dell’UNESCO dal 2011) basato su tecniche agricole tradizionali e uno straordinario adattamento dei contadini alle difficili condizioni di coltivazione in alta quota. Le città (Manizales, Salento, Armenia e Pereira) sorgono sulle cime piatte di colline, sopra le piantagioni, e sono riconoscibili per i tratti architettonici coloniali tipici della regione di Antioquia. Per gli edifici sono ancora utilizzati i materiali da costruzione tradizionali, quali pannocchia e canna intrecciate per le pareti e piastrelle di terracotta per i tetti.

La Colombia archeologica

L’aspetto meno noto della Colombia è sicuramente quello archeologico. Il sito più impressionante è il Parco Archeologico di San Agustín, patrimonio dell’UNESCO dal 1995, il più grande complesso di monumenti religiosi e strutture megalitiche del Sudamerica. In questa zona sono stati riportati alla luce i resti di una civiltà precolombiana con oltre 3000 anni di storia, il cui periodo di fioritura si colloca tra il 300 e l’800 d.C. La testimonianza più impressionante  della “Cultura San Agustín” sono le circa seicento statue monumentali, antropomorfe e zoomorfe, prodotte da una civiltà agricola che praticava forme complesse di culti, in particolare funerari.

Anche il Parco Archeologico di Tierradentro, con la sua necropoli, è patrimonio dell’UNESCO dal 1995. Le magnifiche tombe ipogee, legate alla “Cultura San Agustín”, risalgono al VI-IX sec. a.C. e conservano eccezionali decorazioni pittoriche e scultoree. Nel cuore della Sierra Nevada si trova l’Area Archeologica della Ciudad Perdida, scoperta nel 1972, ora entro i confini del Parco Naturale di Tayrona. Il sito conserva resti di abitazioni, scalinate intagliate nella roccia, piazze circolari, strade e canali per le acque che testimoniano la sua importanza, prima che venisse abbandonata in seguito all’arrivo degli spagnoli.

Due siti minori sono El Infiernito, centro religioso della civiltà dei Muisca (Chibcha), le cui tradizioni originarono la leggenda dell’El Dorado, e le Piedras del Tunjo, nel Parco Archeologico di Facatativá, sulle cui rocce compaiono pittogrammi datati intorno al IX millennio a.C.

Esperienze indimenticabili

Graffiti tour a Bogotà

Graffiti La Candelaria Bogota
Graffiti a La Candelaria, Bogota: "Los rios y los mares se secan".

Il paesaggio urbano di Bogotà è letteralmente ricoperto di espressioni artistiche giovanili, materializzate sui muri dei palazzi nelle opere di street art: in Sudamerica infatti i graffiti sono tradizionalmente considerati una forma di rinascita culturale, un movimento antidegrado che chiama dal basso la popolazione facendo leva sulle immagini d’impatto. In ambito urbano, con la forte volontà di riqualificare i luoghi pubblici in maniera costruttiva e condivisa.

Con quasi 8.000 artisti, la cultura artistica underground di Bogotà emerge con questo messaggio di pace, uguaglianza e ricerca delle proprie radici, ponendosi spesso in modo critico nei confronti dell’attualità e della politica.

Il tour dei graffiti di Bogotà, che si può fare a piedi passeggiando per le vie cittadine, parte dal suo centro storico, La Candelaria, e in particolare nella piazzetta del Chorro de Quevedo, sulla Carrera 1. Il tour prosegue poi appena fuori dal centro storico di Bogotà, nella Carrera 26 e nelle vie adiacenti, dove si possono vedere le opere più belle e immaginifiche.

Per vivere un’esperienza “local” guidata, è possibile visitare il sito Bogotà Graffiti Tour, ideale per chi è appena arrivato e non vuole avventurarsi da solo nel traffico metropolitano (partenza da Plaza de Los Periodistas).

Food tour a Cartagena

gastronomia colombia
Il sanchoco, stufato colombiano.

La tradizione culinaria di Cartagena, nota in tutto il Paese, e capitale gastronomica, ha un’origine popolare, basata su fritture, riso, zuppe e stufati. La tradizione coloniale fa però sì che vi siano commistioni da altre cucine, tipiche di altre zone del mondo, come le carni cotte a fuoco lento, le verdure, le deliziose salse dal gusto forte.

Uno dei piatti tradizionali di Cartagena è noto come arroz con carne en tabaquito, a base di riso condito con saporiti pezzi di carne stufata: una pietanza semplice, ma dal gusto estremamente gradevole e aromatico.

Caratteristiche sono anche le empanadas di carne e la famosa arepa de huevo, focaccia di farina mais ripiena con l’uovo e fritta (spesso preparata per colazione), le zuppe come il sancocho (a base di carne, yuca, plátano, patate, ortaggi ed erbe aromatiche) e il caraibico mote de queso (con igname e formaggio Costeño).

Da non perdere altre specialità della tradizione atlantica e caraibica, come  la posta cartagenera, a base di carne di manzo cotta in una salsa scura a base di cola, cipolla, aglio, salsa negra, cumino e panela o zucchero di canna, il plátano dulce en tentación (plátano caramellato) e una grande varietà di frutta.

Colombia nel piatto

gastronomia colombia
Due ingredienti della gastronomia colombiana: la carne e le patate.

La cucina colombiana nasce dall’incontro delle diverse tradizioni dei popoli che compongono il Paese (indigena, creola, africana, araba e delle cucine dell’Asia). Gli ingredienti comuni sono la carne (manzo, pollo, maiale e capra), i cereali (mais e riso), i tuberi (moltissime specie di patate, manioca e igname); legumi, frutta tropicale e, nelle zone di mare, pesce. Data la grande diversità dei paesaggi colombiani, la regionalità è fondamentale, e differenzia moltissimo le culture gastronomiche locali.

A Medellín e nel Dipartimento di Antioquia il piatto tipico è la bandeja paisa, il più rappresentativo della cucina colombiana, evoluzione del tradizionale “seco” antioquegno. Il nome deriva dal piatto in cui viene servito (la bandeja è un vassoio), ed è a base di carne molida (carne macinata), chorizo (salsiccia), uova fritte, fagioli, platano fritto, chicharrón (cotica di maiale fritta) e arepas (focacce di farina di mais bianco). Viene servito con avocado, pomodoro, mazamorra (mais bollito) con latte e un dolce, panela (concentrato di succo di zucchero di canna) o marmellata di guayaba.

A Cali e nel Dipartimento della Valle del Cauca (regione pacifica), i piatti tradizionali sono il sancocho de gallina, una zuppa di pollo  con plátano, patate rosse, manioca, insaporita con limone, cumino, coriandolo e altra verdura di stagione, e l’atollado del valle, un piatto simile alla paella, con riso, carne molida di maiale, pollo, piselli, hogao (una salsa, forse originaria dalla salsa ata degli Yoruba, a base di pomodoro e cipolla), pepe, zafferano, cumino e coriandolo. Come contorno, patacones (plátano dritto) e uova sode. Accompagnato con cholado valluno, bevanda rinfrescante a base di frutta fresca.

A Bogotá e nella regione andina di alta quota il piatto forte è l’ajiaco santafereño, basato sull’ingrediente per eccellenza della cucina sudamericana: la patata. È una zuppa di pollo con diversi tipi di patate (bianca, rossa e criolla), mazorca (un pezzo di pannocchia di mais bollita) e insaporita da un’erba chiamata guasca (Galinsoga comune). Viene servito accompagnato da una cucchiaiata di panna, una manciata di capperi e fette di avocado. Sempre nella regione andina, a Bucaramanga, non si può non assaggiare la pepitoria santandereana, un riso cotto in sangue di capretto e nelle sue interiora (fegato, rene, cuore e trippa), condito con pomodoro, cipolla e pepe.

Infine, nei luoghi caraibici, e in particolare nelle isole di San Andrés, Providencia e Santa Catalina il piatto forte è rondòn, uno stufato in cui carne (in particolare la coda del maiale), pesce, crostacei (caracol pala, lumache d’acqua), manioca, igname, plátano, patate vengono cotti in un brodo di latte di cocco, pepe e spezie. Si accompagna con i domplines (frittelle di farina di grano).

Pillole di storia

I siti archeologici di San Agustín e Tierradentro mostrano importantissime culture la cui vita va dagli ultimi secoli dei IV millennio a.C (3300 a.C) fino all’abbandono, avvenuto tra il XIV e il XV secolo d.C. per ragioni ancora non chiarite.

La colonizzazione della Colombia ebbe inizio con la spedizione dello spagnolo Alonso de Ojeda nel 1499, a cui seguirono la fondazione di Santa María la Antigua del Darién (1510), Santa Marta (1525) e Cartagena de Indias (1533) sulla costa, e nell’interno Popayán (1536) e Bogotà (1538). Come in altre regioni dell’America di nuova conquista, il rapporto degli europei con le popolazioni indigene fu durissimo: le istituzioni costringevano i nativi al pagamento di tasse e al lavoro forzato, e contemporaneamente venne introdotto dal porto di Cartagena de Indias il commercio degli schiavi importati dall’Africa.

Il territorio dell’attuale Colombia venne inglobato dal vicereame spagnolo della Nuova Granada (1717-1819), che si estendeva sui territori odierni di Panama, Colombia, Ecuador, e Venezuela. I movimenti indipendentisti delle colonie spagnole delle Americhe si fecero forti dell’invasione francese della Spagna nel 1808, ma l’azione centrale di questo periodo fu la ribellione militare lanciata in Venezuela da Simón Bolívar nel 1813. Il conflitto che però nacque all’interno delle schiere dei ribelli, tra centralisti e federalisti, ritardò l’emancipazione dando modo agli spagnoli di ripristinare le istituzioni e il vicereame fino alla battaglia di Boyacá (1819), a seguito della quale il vittorioso Simón Bolívar entrò a Bogotà e proclamò l’indipendenza della Nueva Granada dall’Impero spagnolo. Venne formata nel 1821 la Repubblica di Colombia (nota oggi come Grande Colombia), comprendente gli odierni territori di Colombia, Venezuela, Ecuador e Panama, ma l’unione non funzionò, e tra 1829 e 1830 Venezuela ed Ecuador ne uscirono.

Il primo secolo di vita della Repubblica di Colombia fu di grande instabilità e caratterizzato da una serie di guerre civili e colpi di stato, persino il nome cambiò continuamente: dal 1831 al 1858 fu Repubblica della Nuova Granada, dal 1858 al 1861 Confederazione Granadina, dal 1861 al 1886 Stati Uniti di Colombia e infine, dal 1886, di nuovo Repubblica di Colombia.

Nel 1903 gli Stati Uniti riuscirono, sostenendo un movimento secessionista, a ottenere l’uscita di Panama dalla Repubblica di Colombia e diedero inizio alla costruzione del canale. Negli stessi anni, la modernizzazione e l’industrializzazione provocarono la radicalizzazione dei conflitti sociali, in particolare tra gli interessi della grande proprietà agricola, quelli della nascente industria e il movimento agrario e operaio. Episodio simbolo di questo periodo, durante cui si iniziò la pratica di utilizzare le forze armate come strumento di repressione politica, fu lo sciopero dei lavoratori del settore della produzione ed esportazione delle banane, controllato in regime di monopolio dalla United Fruit Company (USA): sulle migliaia di persone radunate pacificamente nella piazza di Ciénaga (Santa Marta) fu fatto aprire il fuoco dell’esercito, dopo aver bloccato le vie di fuga. Il ricordo delle centinaia di lavoratori uccisi nel corso del masacre de las bananeras compare citato anche da Gabriel García Márquez nel suo capolavoro Cent’anni di solitudine.

Nel 1932 iniziò la guerra tra Colombia e Perù, la prima guerra internazionale della Colombia indipendente. Tra il 1930 e il 1946, dopo un ventennio di egemonia del partito conservatore, i liberali salirono al governo del Paese, divisi però tra la destra liberale e la sinistra liberale progressista, capeggiata da Jorge Eliècer Gaitán (filosocialista). Nel 1948 Gaitán si candidò alle elezioni presidenziali, ma venne assassinato il 9 aprile 1948 a Bogotà. L’assassinio diede origine al “Bogotazo“, un’onda di proteste violente nella capitale, duramente represse. Il Bogotazo è considerato l’inizio del periodo noto come “La Violencia“, in cui nelle regioni fedeli a uno o un altro partito vennero perpetrati omicidi contro i membri locali degli altri partiti. La conseguenza di ciò fu la formazione, in alcune aree rurali, di forze guerrigliere liberali, tra cui i gruppi diretti da Manuel Marulanda Vélez (futuro fondatore delle FARC), e le unità guerrigliere comuniste. In risposta, si svilupparono gruppi paramilitari chiamati chulavitas, con l’obiettivo di sterminare comunisti e liberali di sinistra.

La faida tra partiti cessò solo nel 1957, quando un accordo tra liberali e conservatori istituì il Fronte Nazionale, che prevedeva di assegnare ogni 4 anni la presidenza in modo alternato ai due partiti. I gruppi paramilitari anticomunisti continuarono però la loro azione, provocando in reazione l’organizzazione, da parte delle formazioni guerrigliere, di comunità contadine di autodifesa. Il governo le qualificò come inaccettabili, lanciando contro di esse una massiccia operazione militare nel maggio del 1964. Marulanda e il dirigente comunista Jacobo Arenas fondarono, nello stesso anno, le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia).

Nel corso degli anni Settanta si formano altre forze guerrigliere (oltre alle FARC e all’ELN, l’Esercito di Liberazione Nazionale), tra cui l’M-19 (Movimento 19 aprile) e l’EPL (Esercito Popolare di Liberazione). Nel 1982 il presidente Belisario Betancour Cuartas propose di dialogare con le forze guerrigliere, ma la distensione fu bruscamente interrotta, nel 1885, dall’assalto dell’M-19 al Palazzo di giustizia di Bogotà. L’esercito intervenne provocando un centinaio di vittime, alcune delle quali fatte sparire (ancora oggi catalogate come desaparecidos). Alle elezioni del 1986 l’Unión Patriótica (partito delle FARC) ottenne 14 parlamentari, ma l’evento scatenò una campagna di sterminio dei paramilitari nei confronti del partito, con l’uccisione di più di 5.000 membri e dirigenti. Non vedendo più spiragli per la lotta politica legale, le FARC ripresero l’attività guerrigliera.

Oltre al movente politico, la guerra civile colombiana era mossa anche dai crescenti interessi portati dal narcotraffico, gestito dai nuovi, ricchissimi, signori della droga (tra cui il famoso Pablo Escobar del Cartello di Medellín), molti dei quali entrarono in politica.

L’apertura economica degli anni Novanta e l’ingresso di capitali esteri provocarono il fallimento di molte imprese locali, il notevole peggioramento delle condizioni di vita nelle campagne e l’enorme sviluppo del narcotraffico, gestito non più dai cartelli degli anni Ottanta ma da imprese paramilitari che godevano di appoggi politici. Le formazioni guerrigliere delle FARC e dell’ELN proseguirono la loro azione, tra tentativi di distensione e riprese della linea dura: nel 2002 il governo, guidato da Álvaro Uribe Vélez, forte del sostegno militare ed economico degli USA, riprese la guerra in tutta la Colombia, estendendo le operazioni controinsurrezionali anche verso le popolazioni inermi, considerate la base di appoggio della guerriglia. Crebbero enormemente, durante i suoi due mandati (2002-2006 e 2006-2010), le violazioni dei diritti umani: massacri, sparizioni, omicidi di sindacalisti e di attivisti contadini, di indigeni e dei militanti dei partiti di sinistra.

Nel 2010 il successore di Uribe, Juan Manuel Santos, proseguì la lotta senza quartiere contro i gruppi guerriglieri, culminata nel 2008 con l’uccisione del comandante delle FARC Raúl Reyes mentre si trovava in un accampamento provvisorio in Ecuador. L’operazione, condotta su suolo ecuadoriano, scatenò una crisi diplomatica tra Colombia, Ecuador e Venezuela.

Data l’impossibilità di porre fine al conflitto per via militare, il governo colombiano ha chiesto, nel 2014, di aprire un processo di pace con la guerriglia, accompagnato e garantito internazionalmente dai governi di Cuba, Norvegia, Venezuela e Cile. Come conseguenza, le FARC mantengono dal 2014 un cessate il fuoco unilaterale a tempo indeterminato, che negli anni sta maturando in un processo di sempre maggiore pacificazione sociale.

A chi consigliamo il viaggio

La Colombia è uno Stato turisticamente giovane, entrato solo recentemente negli itinerari di viaggio ma restando una destinazione di nicchia. La stabilità politica e sociale raggiunta negli ultimi anni ha però consentito il suo sviluppo in termini di accoglienza e strutture turistiche, e il popolo colombiano vuole rinascere, valorizzando la propria terra e le sue superbe risorse.

Consigli di lettura per viaggiatori in poltrona

  • Le memorie, di Agostino Codazzi (Istituto Editoriale Italiano, 1960)
  • Perdere è una questione di metodo, di Santiago Gamboa (Guanda, 1998)
  • Racconto di un naufrago, di Gabriel García Márquez (Mondadori, 1999)
  • Il rumore delle cose che cadono, di Juan Gabriel Vásquez (Ponte alle Grazie, 2012-Feltrinelli, 2020)

Cinema della Colombia: film per viaggiatori cinefili

  • Amazona (Clare Weiskopf, Documentario, Colombia, 2016)
  • Oro verde. C’era una volta in Colombia (Cristina Gallego, Ciro Guerra, Drammatico, Colombia-Danimarca, 2018)

Informazioni utili

Documenti necessari per passeggeri italiani

Necessario il passaporto, in corso di validità. Si raccomanda che la data di scadenza del passaporto non sia inferiore ai tre mesi dalla data di entrata in Colombia. Le autorità colombiane non ammettono viaggiatori con libretto del passaporto deteriorato.

Necessario il biglietto di ritorno: viene richiesto anche dalle compagnie aeree al momento della partenza dall’Italia.

Il visto d’ingresso turistico consente l’ingresso nel Paese fino a 90 giorni.

Vaccinazioni e situazione sanitaria

Nessuna vaccinazione obbligatoria.

Il vaccino contro la febbre gialla è raccomandato per i viaggi nell’interno del Paese, specialmente nei parchi naturali e nelle zone forestali.

Le strutture sanitarie private sono, in generale, di buon livello e più attrezzate delle strutture pubbliche, ma a costi più elevati. Non vi sono difficoltà per il reperimento dei farmaci.

Si raccomanda di:

– bere solo acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio (se non si conosce la provenienza dato che l’acqua corrente non è potabile) ed infusi solo se preparati con acqua bollita a lungo;

– evitare cibi crudi, lavare accuratamente verdure e frutta, ed evitare acquisti di alimenti che non siano opportunamente confezionati;

– portare un’essenziale dotazione di medicinali utili e quelli per uso personale (che potrebbero non essere reperibili in loco);

– portare un buon repellente contro le zanzare e adottare tutte le misure necessarie per evitare le punture;

– stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche (poiché i costi sono molto elevati, anche quelli di pronto soccorso sono a pagamento) e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario (o il trasferimento in altro Paese) del paziente.

Fuso orario

– 6 ore rispetto all’Italia, – 7 ore quando in Italia vige l’ora legale.

Quando andare

Il clima varia a seconda delle zone solitamente secche da dicembre a febbraio; molto variabile negli altri periodi e fortemente dipendente dall’altitudine dei principali centri urbani che varia da 2.600 m (Bogotá) alla superficie del mare (Cartagena, Barranquilla, ecc.) dove la temperatura è generalmente superiore ai 30 gradi. La temperatura media nella capitale è di 14 gradi.

Moneta

Peso colombiano (COP).

Lingua

Spagnolo. Si parla inglese nelle isole caraibiche di San Andrés e Providencia.

Religione

Cattolica; sono presenti inoltre diverse sette protestanti d’influenza nordamericana.

Telefono

Il prefisso dall’Italia è 0057.
Sono operanti diverse società di telefonia mobile. Tutti gli operatori forniscono servizio di roaming internazionale in base ad accordi con le compagnie italiane. La tecnologia locale prevede cellulari dual-tri-quadri band. In alcune zone non tutte le compagnie telefoniche funzionano e, nelle zone rurali, può essere difficile l’utilizzo della telefonia mobile.

Come muoversi

La patente richiesta è quella internazionale (modello Convenzione di Ginevra 1949).

Elettricità

Tensione: 110 V
Frequenza: 60 Hz
Gran parte di Bogotá usa la tensione a 110 V, in alcuni vecchi quartieri è a 150 V.

Ultimo aggiornamento 2 luglio 2020. Per informazioni e aggiornamenti consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri.

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