Con la sua straordinaria biodiversità, il Bangladesh è il cuore verde dell’Asia meridionale, un Paese bagnato da innumerevoli fiumi, con un ricchissimo patrimonio culturale che attende di essere esplorato dai viaggiatori che vogliono uscire dai sentieri più battuti.
Il regno delle acque
Il Bangladesh è il regno delle acque fluviali: i suoi oltre 700 corsi d’acqua creano un paesaggio magnificamente lussureggiante, la cui natura rigogliosa ha tante sfumature di verde da rivaleggiare con l’Amazzonia. Viaggiare in barca è un modo di vivere qui, e offre al viaggiatore la favolosa opportunità di vedere il Paese da un punto di vista assolutamente insolito: nonostante infatti sia uno dei Paesi più densamente popolati al mondo, una volta saliti su una barca fluviale si ha l’impressione di essere soli. Sia nella movimentata regione di Dacca, sia nelle Sundarbans, la più grande foresta di mangrovie del mondo, la navigazione fluviale è il modo più autentico per entrare in contatto con la ricchezza del Bangladesh.
Un patrimonio nascosto
La sterminata foresta di mangrovie di Sundarbans, con i suoi 140.000 ettari, si trova sul delta dei fiumi Gange, Brahmaputra e Meghna, sul Golfo del Bengala. Attraversato da una complessa rete di corsi d’acqua e sistemi di maree, distese fangose e piccole isole di foreste di mangrovie in grado di sopravvivere all’acqua salata, è un ecosistema di immenso valore floro-faunistico. La zona è nota per le tante specie di animali – molti a rischio di estinzione – che tutela, tra cui 260 specie di uccelli, la tigre del Bengala e di altre specie minacciate, come il coccodrillo marino e il pitone indiano.
Luoghi meno noti, ma di straordinario interesse culturale (anche perché testimonianze di minoranze religiose), sono il Somapura Mahavihara a Paharpur e la moschea di Bagerhat, entrambi patrimonio dell’UNESCO. Se infatti la popolazione del moderno Bangladesh è a maggioranza musulmana, le aree montuose ospitano ancora etnie di religione buddhista, cristiani Adivasi, mentre i templi di Dacca attestano l’influenza della cultura indù sul Paese.
L’incontro con la cultura bengalese
Il Bangladesh è una luogo che si è aperto al turismo negli anni recenti, e rappresenta una meta decisamente fuori dalle rotte commerciali. Nel panorama dell’Asia meridionale, il popolo bengalese è straordinariamente accogliente, autentico, onesto e sorridente, e sarà fonte di grande gioia per il viaggiatore che ama fare nuove amicizie, entrare in contatto con le persone, mescolarsi con la gente del posto e viaggiare senza il rischio di incontrare troppi turisti. Lo spirito giusto per affrontare il Bangladesh è quindi quello di un viaggio lento, “slow”, in cui rilassarsi e scoprire nuove modalità di viaggio e di vita.
Mangrovie delle Sundarbans (patrimonio dell’UNESCO)
Parco Nazionale di Lawachara
Parco Nazionale di Khadimnagar
Parco Nazionale di Bhawal
Parco Nazionale di Ramsagar
Cosa vedere
Lo splendore delle moschee di Bagerhat
Nel distretto di Bagerhat, alla confluenza del Gange con il Brahmaputra, sorge un’antica città – nota in precedenza come Khalifatabad – fondata dal generale turco Ulugh Khan Jahan Ali nel XV secolo, quando probabilmente si spostò in Bengala a seguito alla presa di Delhi da parte dell’impero Timuride di Tamerlano nel 1398. La città storica di Bagerhat, patrimonio dell’UNESCO, conta una cinquantina di monumenti islamici, fra i quali la magnifica moschea di Shait Gambuj, il mausoleo di Kahn Jahan, che morì a Bagerhat nel 1459, le moschee di Singar, Bibi Begni, Reza Khoda e Zindavir.
Costruita nel 1459, lo stesso anno della morte di Khan Jahan, la moschea di Shait Gumbad, nota anche come “delle 60 cupole”, è la maggiore moschea del Paese del periodo del sultanato (1204-1576). Il suo aspetto è quello di una possente fortezza, con i robusti muri di mattoni e quattro torri angolari, due delle quali utilizzate come adhān per la chiamata alla preghiera del muezzin.
Il patrimonio monumentale hindu: il tempio di Kantanagar
Il tempio di Kantanagar, noto come tempio Kantaji o Kantajew, è uno dei più begli edifici religiosi induisti bengalesi del XVIII secolo. La sua costruzione cominciò sotto il maharaja Pran Nath nel 1704, e venne terminato sotto il regno del figlio Raja Ramnath nel 1722.
Lo stile in cui il tempio è costruito è tipico della zona (navaratna), e riflette la disponibilità di materiali edilizi del territorio: la regione del Bengala infatti, che si estende dal Bangladesh agli stati indiani del Bengala Occidentale, Tripura e alla valle del fiume Barak nell’Assam, non è ricco di pietra, cosa per cui l’architettura utilizza per lo più mattoni e legno, spesso rispecchiando le modalità costruttive in materiali poveri (legno, bambù e paglia) dell’architettura domestica rurale. Per le sue caratteristiche architettoniche, così come per le notevoli decorazioni parietali in terracotta, il tempio di Kantanagar rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura tradizionale bengalese.
Le rovine del vihara buddhista a Paharpur
Un “vihara” è un luogo in cui risiedono il Buddha e i suoi monaci. Il Somapura Mahavira (area archeologica patrimonio dell’UNESCO) è tra i più celebri vihara buddhisti del subcontinente indiano, e fu una delle cinque più importanti università buddhiste della dinastia Pāla e un importante centro intellettuale fino al XII secolo. Fondato dal re Dharmapala (fine VIII-inizio IX secolo), Somapura fu ristrutturato durante il regno di Mahendrapala (metà IX secolo) e rinnovato durante il regno di Mahipala (fino X-inizio XI secolo). Il complesso cadde poi nell’abbandono a seguito alle invasioni islamiche del XIII secolo.
L’ampia area archeologica di Somapura ha al centro un grande complesso rettangolare, in cui le 177 celle monastiche si dispongono intorno allo stupa principale, posto al centro e dalla curiosa pianta cruciforme, un unicum nell’architettura buddhista indiana ma probabilmente dovuto alla posizione posizione orientale rispetto al subcontinente indiano e ai contatti con Giava.
La vivace città vecchia di Dacca
Sorta sulla sponda sinistra del fiume Buriganga, un ramo deltizio del Brahmaputra, Dacca (Dhaka) è capitale amministrativa e culturale del Bangladesh, sede dell’Università di Dacca e dell’Università tecnica del Bangladesh.
L’esperienza più interessante da fare nella capitale bengalese è una passeggiata lungo gli affollati vicoli della città vecchia, sui quali si affacciano centinaia di ristoranti e chioschi (che faranno la felicità degli amanti dello street food) e bei monumenti, tra cui l’edificio più interessante di Dacca, il Lalbagh Fort, un complesso fortificato di epoca Moghul rimasto incompleto, a dominio del tratto del fiume Buriganga. La costruzione fu iniziata nel 1678 e mai terminata. Al suo interno, la moschea, il mausoleo di Iran Dukht Pari Bibi e il Diwan-i-Aam (la sala delle udienze).
Esperienze indimenticabili
Un tranquillo weekend di... navigazione fluviale!
I fiumi sono la linfa vitale del Bangladesh. Più di 700 di essi attraversano il suo territorio, e viaggiare in barca è da una parte un’esperienza da non perdere, dall’altra un modo estremamente efficace per gustare il paesaggio ed entrare in contatto con la gente del posto.
Ci sono imbarcazioni di tutti i tipi: dai traghetti alle houseboat, fino alle barche utilizzate dai pescatori. E anche la rotta e il tempo di percorrenza possono essere decisi con grande libertà: da un’avventura di più giorni in mezzo alle aree rurali a una veloce escursione al largo di una città, per apprezzarne lo skyline da un insolito punto di vista.
L'ecoregione delle mangrovie delle Sundarbans
Le foreste di mangrovie delle Sundarbans (patrimonio dell’UNESCO), classificata dal WWF come “ecoregione”, si estende sulla vasta area dei delta di Gange, Brahmaputra e Meghna. La giungla delle Sundarbans ospita diverse specie di mammiferi, tra cui il maggior predatore terrestre del continente asiatico, la tigre del Bengala (Panthera tigris tigris), unico esempio di grandi felini adattati alla vita tra le mangrovie. Tra gli altri mammiferi che si possono avvistare, il platanista del Gange (Platanista gangetica), un delfino di acqua dolce che riesce a muoversi nelle acque fangose del delta grazie all’ecolocazione, ossia la capacità di localizzare la posizione degli ostacoli e le fonti di cibo mediante gli ultrasuoni.
Gli appassionati di birdwatching non si lasceranno scappare le oltre 170 specie di avifauna selvatica, tra cui il martin pescatore dalle ali brune (Pelargopsis amauroptera), il marabù minore (Leptoptilos javanicus), il minacciato rallo tuffatore asiatico (Heliopais personatus), e i rapaci delle aree umide, come il falco pescatore (Pandion haliaetus), l’aquila pescatrice panciabianca (Haliaeetus leucogaster) e l’aquila pescatrice testagrigia (Ichthyophaga ichthyaetus).
Bangladesh nel piatto
La saporita cucina del Bangladesh unisce la tradizione locale a importanti influenze dall’India, dal Medio Oriente e dal Sud-est asiatico, e all’eredità del periodo coloniale britannico.
Essendo una regione ricchissima di acque, riso bianco (bhat) e pesce d’acqua dolce sono alla base dell’alimentazione, serviti con una vasta gamma di curry, verdure (in particolare pomodori, melanzane e ortaggi a foglia verde), lenticchie (con cui di prepara il dhal). A base di riso cotto al vapore, fritto e condito con carne e salse speziate sono il biryani, il pulao e il khichuri (con fagioli mungo e verdure). Tra le carni si consumano manzo, capra e agnello, pollo e selvaggina come cervo, anatra e piccione. L’hajir biryani, riso con carne di capra speziata, e il murgh pulau, riso con pollo, condito con una ricca salsa di cipolle, sono i cibi più popolari che si possano assaggiare nella città vecchia di Dacca.
Spesso la carne viene essiccata, e degli animali di consuma tutto, compresi gli organi interni, come è tradizione in tutto il territorio asiatico. Nelle zone di costa è facile trovare frutti di mare e pesce d’acqua salata. Come in gran parte delle zone tropicali, la cucina fa ampio uso di peperoncino, fresco ed essiccato.
Il riso viene insaporito da un’ampia varietà di bharta (anche bhorta o bhurta), condimenti realizzati con diverse tipologie di ingredienti, principalmente verdure ma anche pesce secco, pestati e insaporiti con cipolla, aglio, peperoncino, succo di limone. Il sapore peculiare del bharta, e di molte pietanze bengalesi, si deve l’utilizzo dell’olio di senape. Un esempio di bharta è il baingan bartha, a base di melanzane (baingan) cotte alla griglia – cosa che dà loro un sapore affumicato – con pomodoro, cipolla, zenzero, aglio, cumino, coriandolo fresco, peperoncino. A base di pesce secco il chepa shutki bhorta e il kachki shutki.
Street food sono kebab (spiedini) e kofe (polpette di carne), di influenza araba, da accompagnare con il chapati (focaccia). Nei vicoli della città vecchia di Dacca si possono assaggiare i bakarkhani, focacce speziate (il cui consumo giunse in Bangladesh durante il periodo Moghul), o le patishapta pita, crêpes di farina di riso, dolci o salate.
I dolci sono a base di riso e latte (firni, pais, kheer), insaporiti da zafferano o cannella. Il falooda, di tradizione persiana, viene preparato mescolando sciroppo di rosa, noodles, semi di basilico con il latte.
Bevande tradizionali, oltre al classico tè con il latte(cha), consumato in tutta l’Asia, il dahi (yogurt) – con cui si preparano il lassi (dahi, panna, acqua e spezie) e il borhani (dahi speziato, con menta) – e i succhi di ottima frutta fresca.
Pillole di storia
La fase più antica della storia dell’attuale Bangladesh (Bengala) è caratterizzata dalla presenza di popolazioni dravidiche, tibeto-birmane e austro-asiatiche. Dopo l’arrivo degli Arya si formò il regno di Gangaridai (VII sec. a.C.), unificato con il Bihar sotto il regno Magadha prima e poi sotto l’impero Maurya.
Il primo sovrano indipendente del Bangladesh è considerato Shashanka, che si impadronì del potere dopo il declino dell’impero Gupta (III-VI sec. d.C.), a cui seguì il periodo della dinastia buddhista Pāla (VIII-XII secolo), e quello della dinastia hindu Sena.
Nel XII secolo, grazie all’azione dei missionari sufi, si diffuse l’Islam. Nel XVI secolo l’impero Moghul (la più importante dinastia imperiale indiana di religione musulmana) estese il suo controllo sul Bengala, e Dacca ne divenne un importante centro amministrativo periferico.
Gli europei arrivarono nel tardo XV secolo, e la Compagnia britannica delle Indie orientali, dopo la battaglia di Plassey del 1757, conquistò il Bengala, dando inizio a un dominio coloniale terminato nel 1947. Quando nello stesso anno l’India venne smembrata, il Bengala venne diviso in due lungo il suo confine religioso, con la parte occidentale hindu che rimase sotto l’India e la parte orientale musulmana unita al Pakistan (con il nome di Bengala orientale, poi di Pakistan orientale), con capitale Dacca. Milioni di hindu migrarono dal Pakistan orientale verso l’India, mentre migliaia di musulmani vi si trasferirono.
Le prime spinte indipendentiste dal Pakistan occidentale furono opera del Movimento della lingua bengali negli anni Cinquanta, poi dalla Lega Awami (Lega Popolare Bengalese) nel decennio successivo. Dopo sanguinosi episodi, i leader della Lega Awami fuggirono dal Pakistan orientale e organizzarono un governo in esilio in India, la quale sostenne la causa bengalese nella guerra di liberazione del Bangladesh, terminata con l’indipendenza nel dicembre 1971.
Da allora, il Bangladesh è una democrazia parlamentare, impegnata – dopo cupi episodi – in un percorso di pacificazione e modernizzazione.
A chi consigliamo il viaggio
Per chi voglia conoscere una destinazione decisamente emergente, in cui incontrare più natura e cultura locale che turisti, e per chi abbia sufficiente spirito di adattamento per viaggiare senza fretta, lasciandosi trasportare come da un placido, ampio fiume tropicale.
Rabindranath Tagore e l’anima del Bengala
Uno dei personaggi simbolo del Bangladesh è Rabindranath Tagore, poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1913. Suggeriamo, di Tagore:
La vera essenza della vita (Sadhana) (Guanda)
Petali sulle ceneri. Poesie d’amore (Guanda)
I misteri del Bengala. Storie e racconti di fantasmi (Donzelli)
L’amore al tempo delle seconde generazioni (di bengalesi in Italia)
Bangla, di Phaim Bhuiyan (Italia, 2019)
“Mi chiamo Phaim, ho 22 anni e anche se mi vedete un po’ negro, in realtà sono italiano. Diciamo più una via di mezzo, tipo cappuccino. 50% bangla, 50% Italia e 100% torpigna!” (dal film).
Informazioni utili
Documenti necessari per passeggeri italiani
Per entrare in Bangladesh sono necessari il passaporto e il visto d’ingresso.
Vaccinazioni e situazione sanitaria
Nessuna vaccinazione richiesta.
Si raccomanda di:
– bere solo acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio, di non mangiare cibo crudo e carne macinata e di lavare e disinfettare sempre frutta e verdura prima del consumo.
– stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario (o il trasferimento in altro Paese) del paziente. Le strutture medico ospedaliere pubbliche sono ancora fortemente carenti. Le strutture sanitarie private, pur essendo di livello più alto rispetto a quelle pubbliche, non sono comunque in grado di effettuare interventi complessi.
– portare con sé particolari o importanti medicinali personali che potrebbero non essere reperibili in loco.
Fuso orario
+ 5 ore rispetto all’Italia; + 4 ore quando in Italia vige l’ora legale.
Quando andare
Il clima è tropicale, con differenze stagionali. Inverno (periodo novembre-febbraio) con temperature massima di 29 °C e minima di 11 °C; estate (periodo marzo-maggio), con temperature massima di 35 °C e minima di 20 °C. Stagione dei monsoni (periodo giugno-settembre) con temperature massima di 30 °C e minima di 23 °C. L’umidità raggiunge un massimo del 99% in luglio, quella minima del 36% in dicembre.
Moneta
Taka.
Lingua
Bangla (ufficiale), diffuso l’inglese.
Religione
Islam (88,3%), Induismo (10,5%), Buddismo (0,6%), Cristianesimo (0,3%).
Telefono
Prefisso per l’Italia: +39
Prefisso dall’Italia: +88
Come muoversi
Per guidare in Bangladesh è necessaria la patente internazionale (modello Convenzione di Ginevra 1949).
Elettricità
Tensione: 220 V
Frequenza: 50 Hz
Tipi di prese: A, C, D, G, K. La frequenza di rete è poco stabile.
Ultimo aggiornamento: 24 marzo 2020. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri.
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