Il Santo Sepolcro di Acquapendente e i muli di Matilde di Westfalia (895-968) sono uniti da un’importante tradizione di fede, che narra dell’origine della concattedrale di Acquapendente.
La leggenda narra infatti che la regina Matilde, madre dell’imperatore Ottone I, si mise in viaggio dalla Germania verso Roma, lungo la via Francigena, con una carovana di muli carichi d’oro per finanziare la costruzione nella Città Santa di un edificio di culto dedicato al Santo Sepolcro. Giunta all’altezza di Acquapendente, però, i muli smisero di avanzare, inginocchiandosi e rifiutandosi di ripartire. Oltre a questo evento miracoloso, si narra che nel corso della notte la regina abbia avuto una visione in sogno che spiegava l’accaduto: era stata la volontà divina a bloccare gli animali, perché il luogo predestinato per la costruzione della chiesa era Acquapendente.
La cripta del Santo Sepolcro e il sacello
Questa l’origine della cripta del Santo Sepolcro – consacrata dal vescovo Aldobrandino di Orvieto nel 1149 – che occupa lo spazio sottostante al transetto e all’abside dell’attuale complesso. Al centro della cripta, divisa in nove navatelle da 24 colonne, sormontate da magnifici capitelli con figure fitomorfe e zoomorfe caratteristiche dell’arte romanica, una doppia scalinata scavata nella roccia consente di raggiungere il sacello, che secondo la tradizione è la più antica riproduzione del sepolcro di Gesù (tanto che Acquapendente è nota anche come “la Gerusalemme d’Europa”).
All’interno del sacello sono custodite alcune piccole pietre incastonate in una lastra di marmo che, secondo la tradizione, sarebbero state bagnate dal sangue di Cristo durante la Passione e proverrebbero dal Santo Sepolcro.
La concattedrale del Santo Sepolcro di Acquapendente
L’aspetto attuale della concattedrale del Santo Sepolcro è frutto di numerosi interventi, attuati in tempi diversi: la facciata, settecentesca, è opera di Nicola Salvi (architetto della fontana di Trevi a Roma), in parte ricostruita a seguito dei danni dell’ultima guerra. Sulla facciata è presente una copia del busto di papa Innocenzo X Pamphili (l’originale, di Alessandro Algardi, è conservato nel Museo della Città), a cui si deve il trasferimento della diocesi ad Acquapendente dopo la distruzione di Castro. L’interno della chiesa ha una pianta a croce latina a 3 navate, con presbiterio è rialzato per lasciare spazio alla cripta sottostante.
Gran parte dell’importanza del borgo si Aquapendente è dovuta alla sua posizione, nel tratto laziale della via Francigena, l’itinerario che da Canterbury puntava verso Roma e verso l’imbarco per Gerusalemme. La presenza del cammino ha favorito, fin dall’anno Mille, il passaggio e la sosta dei pellegrini, ospitati nei tanti ospizi del territorio.
Le porte sante di Viterbo
La concattedrale di Acquapendente fa parte delle 18 porte sante della diocesi di Viterbo: oltre a quella della cattedrale di San Lorenzo, il principale luogo di culto del capoluogo, 5 concattedrali: il Santo Sepolcro ad Acquapendente, Santa Margherita a Montefiascone, San Giacomo a Tuscania, San Nicola e San Donato a Bagnoregio, San Martino a San Martino al Cimino. Seguono poi 6 santuari: Madonna della Quercia a Viterbo, Santissimo Crocifisso a Castro, Madonna del Monte a Marta, Madonna del Castellonchio a Graffignano, Madonna del Suffragio a Grotte di Castro e Santa Corona a Canepina. Infine, i 6 luoghi della misericordia: la Mensa Caritas, la casa circondariale “Mammagialla”, l’ospizio della casa di cura “Villa Rosa” e il centro del Ceis “San Crispino” a Viterbo, le case di cura “Villa Santa Margherita” a Montefiascone e “Villa Immacolata” a San Martino al Cimino.